DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Milena Vukotic fino a domenica al Franco Parenti: "Così porto a spasso la mia Daisy"

L'artista va in scena nei panni della protagonista, affiancata da Nisi e Marino: "Verità dette con leggerezza"

Milena Vukotic sarà la protagonista di «A spasso con Daisy»

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MIlano - In tv l’abbiamo visto duemila volte. A teatro invece è più difficile, nonostante tutto nasca da un testo di Alfred Uhry, Premio Pulitzer nel 1988. In questi giorni però ci si può rifare al Franco Parenti, dove fino a domenica arriva "A spasso con Daisy" diretto da Guglielmo Ferro e con Milena Vukotic nei panni della protagonista. Lei un’anziana maestra in pensione che dopo aver rischiato di falciare i vicini, deve accettare di avere un autista in mezzo ai piedi. Nascerà una grande amicizia. Ovviamente.

Vukotic, com’è la sua Daisy?

"È una donna moderna, con un grande senso dell’umorismo. Che si ritrova in un punto della propria vita in cui deve lottare per mantenere la sua autonomia. Mi è molto cara ed è anche simpatica, per quanto sia burbera con il suo nuovo autista. Ma per lei è una questione di libertà".

Quella che parrebbe non esserle mai mancata in carriera.

"Sono innamorata del percorso che ho scelto di affrontare nella vita, impegnata con tutta me stessa nello svolgere questo mestiere. Tanto che spero nella prossima esistenza di poter fare esattamente le stesse cose. Poi certo la tournée inizia ad essere faticosa. Ma è l’unico modo per portare il teatro nelle piazze più piccole, edifici che si riempiono di gente appassionata".

Milena Vukotic sarà nei panni di Daisy al Franco Parenti
Milena Vukotic sarà nei panni di Daisy al Franco Parenti

Lei però iniziò come ballerina.

"Sì, avevo il physique du role ed ero figlia d’arte. Mia madre era compositrice, mio padre scriveva per il teatro. Feci il Conservatorio a Parigi e danza a Londra. Finiti gli studi entrai in questa compagnia internazionale con cui girai il mondo per tre anni. Esperienza che mi ha formato tantissimo, ti rimane dentro una disciplina fondamentale per chiunque voglia confrontarsi con il mondo dello spettacolo".

Cosa le fece abbandonare la danza?

"Un film: "La strada" di Federico Fellini. Mi aprì un mondo che in realtà sapevo di avere dentro. Desideravo recitare. iare vita. Volli incontrarlo e iniziai a lavorare come attrice, vincendo anche una borsa di studio in Rai".

Con Buñuel ha fatto tre lavori, uno più bello dell’altro.

"È stato importante Don Luis. Fellini lo definiva l’unico artista che era riuscito a trasformare i sogni in immagini. Quando giravamo "Il fascino discreto della borghesia" desideravo fargli firmare un libro ma dopo un mese non avevo ancora trovato il coraggio di chiederglielo. Finite le riprese feci un sogno, dove lui mi scriveva una dedica: "Siamo tutti uomini liberi". Il giorno dopo glielo raccontai e lui mi disse che probabilmente era ubriaco… Buñuel era così, giocoso, gli piacevano gli scherzi. E alla fine sul libro scrisse "Siamo tutti uomini cosiddetti liberi".

Film del cuore?

"Ognuno è stato occasione di incontri e di piacere: Scola, Bolognini, Tarkovskij, Oshima, Risi, ultimamente Ozpetek e Pupi Avati. Ma Fellini mi ha cambiato la vita...".

Perché vedere la Daisy?

"Ci sono due attori straordinari, Maximilian Nisi e Salvatore Marino. E sotto le parvenze di una commedia quasi leggera, è un lavoro che possiede una parte decisamente più impegnata. Dove emerge una precisa visione della società riguardo all’emarginazione e ai pregiudizi razziali".