Marracash atterra nella Woodstock del rap a La Maura

Festival per 70mila all’Ippodromo: "Superiamo le polemiche sull’immigrazione facendo leva sull’empatia "

Marracash

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Milano, 29 aprile 2023 –  Si fa presto a dire “Woodstock del Rap”. Per clamore e peso della line-up, il festival che Marracash fa atterrare il 23 settembre come un’astronave aliena nell’ovale dell’Ippodromo Snai La Maura assomiglia più all’halftime del Superbowl di un anno fa. Una quantità industriale di mostri sacri dell’hip-hop unita dal desiderio di celebrare la gloria dell’urban nel delirio di oltre 70 mila fans. E non per una, ma per due sere, visto che la carovana si trasferisce poi armi e bagagli a Napoli, dove il 30 replica l’esperienza, con una line-up completamente diversa. Se a Milano con Marra ci saranno, infatti, Salmo, Fabri Fibra, Shiva e Paky, in Campania l’idolo della Barona potrà contare su Lazza, Geolier, Madame e Guè. Ma questi sono soltanto cardini di un cartellone molto più ricco e articolato da integrare via via (soprattutto con nomi femminili) nei prossimi mesi. Aggiornamenti sulla pagina instagram @Marrageddonfest.

"L’idea mi è venuta dopo il successo del tour nei palazzetti, dove ho potuto suonare con molti amici e celebrare l’hip hop" racconta “Marra”, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, che ha lavorato al progetto gomito a gomito con la sua manager Paola Zukar. "Un tipo di festival che in Italia manca da tantissimo, forse dai tempi dell’Hip Hop Village di Radio Deejay".

Sulle locandine il palco prende forma tra i palazzi fatiscenti di un’ambientazione da dopo bomba. Un filo inquietante di questi tempi.

"Trovo “Marrageddon“ un titolo pittoresco, che nasce da una mia canzone. Quando l’ho proposto è piaciuto a tutti perché particolare e molto forte. Anche se nelle mie intenzioni è un titolo da festivalone, non da giorno dell’apocalisse".

Forse solo Vasco in Italia riesce a tenere in pugno uno spazio come l’Ippodromo La Maura.

"Ci stiamo attrezzando per dare vita ad una cosa immensa; il palco più grande su cui un rapper abbia mai messo piede. Tutto, però, è finalizzato a porre l’accento sulle performance, che saranno diversi da artista ad artista".

E lei quanto interagirà coi suoi ospiti?

"La mia firma su questi due eventi la metto preparandoli creativamente assieme ai loro protagonisti. In questo mi rifaccio a gente come Travis Scott o Drake che nei loro festival non stanno certo in scena di continuo. Qualche sortita nel pomeriggio la farò, ma il mio non è il Jova Beach Party. Non ha né quelle intenzioni né quelle aspirazioni".

Parliamo un po’ degli ospiti.

"In tutti questi anni di rapporti ne ho costruiti diversi e con alcuni tipo Fibra o Guè durano da una vita. Nel nostro ambiente ci si conosce tutti. Con Salmo ho fatto tanto, altri sono giovani promettenti come Shiva e Paky o Lazza che ormai è un vero big. Madame è una grande amica".

Il rap porta anche dei messaggi. Ne lancerete dal palco?

"Non so. La politica non mi appassiona un granché. Quello che mi tocca di più è l’immigrazione. A Torino ho passato la giornata con gli operatori di Save the Children ed è stato bellissimo. Continuo a pensare l’immigrazione possa rappresentare una risorsa per il Paese, non il contrario. Bisogna provare a superare il problema facendo leva su umanità ed empatia, i soli strumenti capaci di disinnescare potenziali criticità".

Cosa si augura?

"Che la gente possa divertirsi e passare una giornata indimenticabile. Quanto meglio verrà il festival quante più possibilità ci saranno di ripetere, magari, l’esperienza in futuro".

Facendolo diventare, magari, un appuntamento fisso del calendario come accade a certi grandi eventi americani.