Maccio Capatonda si racconta: “Volevo fare film horror ma quando li mostravo facevo ridere”

Il maestro della comicità surreale ospite di ComoFun: “Sono attratto dai casi umani e su TikTok se ne vedono parecchi. Il mio sogno? Una cena con Emma Stone”

Maccio Capatonda, vero nome Marcello Macchia (45 anni)

Maccio Capatonda, vero nome Marcello Macchia (45 anni)

Como – Maccio Capatonda è un artista poliedrico. Comico, sceneggiatore, attore, regista, youtuber e tanto altro per il 45enne abruzzese, ospite vip al ComoFun. Una carriera importante alle spalle ma anche molti obiettivi da perseguire. Tra questi anche Emma Stone (e alla fine capirete perché).

Maccio Capatonda con l'attore danese Mads Mikkelsen durante ComoFun
Maccio Capatonda con l'attore danese Mads Mikkelsen durante ComoFun

Quando si è reso conto di essere tagliato per far ridere gli altri? È un’arte tutt’altro che semplice.

“Bella domanda. In realtà, da quando avevo sette anni: volevo fare il regista e l’attore. Ero appassionato di ‘Ritorno al Futuro’ e film horror. All’epoca, diciamo così, il genere comico non era nelle mie corde. Però, parallelamente a questo sogno, giravo degli sketch con i miei amici. Allora li vedevo più come qualcosa di frivolo, tanto che producevo mini-film horror, a mio modo di vedere, più professionali. È stato un processo molto graduale”.

Quando è arrivata la svolta?

"Quando mi chiamò la Gialappa’s, nel 2004. In quel momento capii che far ridere poteva essere il mio percorso. Per me, comunque, la comicità è sempre stata qualcosa di spontaneo. Far emozionare, commuovere o spaventare mi risultava più difficile. Ad esempio: volevo girare film horror per spaventare i miei genitori, ma alla fine ridevano sempre. Allora mi son detto: meglio cambiare registro".

Come si è evoluta la comicità in questi anni? È più difficile far ridere, oggi?

“Credo che sia sempre uguale. L’unica differenza è che oggi c’è più offerta. Molte più persone possono esprimere la propria comicità sui social o sul web. Certo, è diventato tutto più selettivo: questo sì. Quanto al ‘politicamente corretto’, non mi pare un limite così incredibile”.

Lei è un artista poliedrico. Meglio recitare dietro a una macchina da presa o mettersi in gioco dal vivo?

"Per me risulta più congeniale stare davanti, dietro o di lato alla macchina da presa. Mi dà più sicurezza e controllo rispetto a quello che può accadere in diretta. In una situazione live c’è sempre la possibilità del fallimento e, se accade, non si torna indietro. Mentre quando realizzi un prodotto video preconfezionato sei più protetto, e puoi gestire anche i commenti negativi. Comunque, mettermi in gioco su un palco è uno dei miei propositi per i prossimi anni".

Chi e cosa fa ridere invece Maccio Capatonda?

"Sono cresciuto con i film di Ciprì e Maresco che mettono spesso in risalto personaggi assurdi. Ecco: i casi umani, la realtà più spicciola, queste sono le cose che mi fanno ridere, e su Tik Tok se ne vedono tante. Poi ci sono tanti bravissimi comici sia internazionali sia italiani. Per dire: Sgargabonzi, che poi è Alessandro Gori, mi piace molto”.

Quando non è impegnato nei suoi tanti lavori riesce a ritagliarsi tempo e spazio per i suoi hobby?

“Gioco a golf, una passione devastante. Ce l’ho da quando ero piccolo. Avevo smesso perché non c’erano campi in Abruzzo, ho ripreso 10 anni fa: sono fissato. Una volta, tra i miei hobby, potevo mettere cinema e serie tv, ma adesso è diventata una cosa scontata che fanno tutti. Ecco: la danza mi è sempre piaciuta, avrei voluto fare il ballerino. Un giorno, magari…".

Un film che ha visto e non dimenticherà mai?

“Ritorno al futuro, naturalmente. È il film che mi ha formato e mi ha dato la spinta per fare questo lavoro”.

Vuole raccontare del suo tentativo (fallito) di diventare tifoso della Juventus?

"Ho voluto mettere alla prova la mia fede calcistica. Sono diventato interista nel 1989, quando l’Inter vinse lo scudetto. Ero un grande fan di Zenga: giocavo come portiere, ero super appassionato. Poi, negli anni, mi sono allontanato dall’Inter e dal calcio. Poi, qualche tempo fa, sono ripartito da un’altra squadra. Sono stato juventino per qualche anno, volevo salire sul carro del vincitore. Ci ho provato, ma non ha funzionato: la Juventus ha iniziato ad arrancare proprio mentre l’Inter ha ricominciato a vincere. E quando l’Inter vinceva ero felice! Ho capito che la fede calcistica non si tradisce. Comunque, il calcio non mi è mai davvero interessato. Per questo ho potuto cambiare maglia: perché non sono un vero tifoso. Piuttosto, sono un amante del tennis e del golf".

Tre personaggi a cui chiederebbe volentieri l’autografo (anche del passato) e perché .

"Michael J. Fox, sicuro. È stato il mio eroe di bambino. Mi ha formato. Ho chiesto una foto a Carlo Verdone. Corrado Guzzanti, anche... Comunque, adesso che sono famoso, mi sento un po’ in imbarazzo a chiedere un autografo”.

Che sensazione le dà il contatto ravvicinato con il pubblico? All’ultimo ComoFun c’era tanta gente per lei...

“Il mio rapporto con questi eventi dal vivo è buono. È una buona palestra psicanalitica, un modo per mettermi in gioco. E poi è bello vedere la risposta calorosa e affettuosa del pubblico. È questa sensazione a convincermi: devo fare più live, si sente tanta energia”.

Tre sogni nel cassetto e un’attrice o un attore con cui vorrebbe recitare e, perché no, andare a cena.

“Tre sono tanti. Primo: uno spettacolo teatrale dal vivo. Poi: girare un vero film horror e raggiungere l’illuminazione”.

E per l’invito a cena?

“Emma Stone”.