Orio al Serio (Bergamo), 26 febbraio 2017 - Un vocabolario illimitato e una velocità di pensiero rara. Sarà merito del liceo classico che ha frequentato o del contesto culturale in cui è cresciuto, resta il fatto che le sue rime riescono a catturare l’attenzione di moltissimi ragazzi, così come hanno conquistato un boss della discografia come Caterina Caselli che lo ha voluto con sè in Sugar. Primo e unico rapper dell’etichetta che ha lanciato artisti del calibro di Andrea Bocelli, Malika Ayane e Negramaro, il giovane Lowlow (classe 1993, all’anagrafe Giulio Elia Sabatello) si era già distinto per il suo stile provocatorio nelle battaglie romane di freestyle prima, e in casa Honiro poi.
"Redenzione”, uscito a gennaio, è il suo album d’esordio, un vortice fra inquietudine e spensieratezza capace di rivelare una personalità complessa in cui tuttavia non è difficile riconoscersi. Oggi il rapper porterà le sue canzoni dal vivo al Setai club di Orio al Serio (Bg, dalle 22).

Cosa ha in serbo per lo show? «Sarà un dj set basato su un ritmo forsennato, un crescendo di energia. Io e dj Manny stiamo lavorando molto a questo show. Sarà come un proiettile, ricco di intermezzi che coinvolgeranno il pubblico che per me è l’elemento fondamentale, ciò che mi da più sicurezza».
“Redenzione” evoca una sorta di cambiamento, più che altro una liberazione. C’è qualcosa del suo passato che ha scelto di lasciarsi alle spalle? «Sicuramente ho abbandonato quello zaino di paure e di ansie ma anche quel bisogno di gridare, di dimostrare a tutti di essere un artista mentre ora posso finalmente cominciare ad esserlo davvero. Diciamo che ho fatto pace con me stesso»..
E il suo ingresso in Sugar? «Ho sempre pensato di aver ricevuto più cose dalla musica che dalla vita ma l’arrivo in Sugar mi ha permesso di avere una nuova percezione di me. Mi sento cresciuto, più consapevole e so di essere una persona migliore. Una sicurezza che mi ha reso più naturale e diretto con i fan, mentre nei live mi trasformo come se diventassi le mie canzoni».
Quale pensa sia stata la discriminante che ha spinto Caterina Caselli a volerla, unico suo rapper? «Credo sia qualcosaoltre la distinzione di generi. La filosofia di Sugar si fonda sull’unicità dell’espressione e credo che in me abbiano visto una persona autentica, esattamente come lo è il mio modo di comunicare”.
E l’operazione ha già dato i suoi frutti. Il video di “Ulisse”, ad esempio, è a quota 20 milioni di visualizzazioni. Lo avrebbe mai immaginato? «Francamente no. Speravo piacesse ma non avrei mai pensato che così tante persone avrebbero potuto riconoscersi in questo delirio quasi ipnotico».
La sua capacità di accostare un linguaggio diretto a riferimenti culturali come Dante e Calvino, rende i suoi testi particolari. Come ci riesce? «Adoro mischiare linguaggio gretto a interpretazioni complesse. Pistole e storie d’amore. Eredità del freestyle. Questo è il mio senso estetico. Un po’ come per gli artisti daltonici in grado di creare opere meravigliose o come fra le pagine di Elliot - il poeta preferito di mio padre - in cui mondo west e classico si uniscono».