
«Lettera di una sconosciuta» con la regia firmata da Alberto Oliva
"Sappi che è una morta a raccontarti la sua vita. Che è stata tua, fino alla sua ultima ora". C’è molta bellezza in questo frammento. Il gioco sottile degli aggettivi possessivi, che sembrano quasi danzare. Mentre si introduce veloce quella (struggente) atmosfera di mistero di cui si alimenta l’intera novella. Insomma: scrittore raffinato Stefan Zweig, prolifico, inquieto come tanti dei suoi personaggi, rigorosamente pacifista e antifascista nella complicatissima Europa d’inizio Novecento. A un certo punto i nazisti lo considerarono "l’intellettuale ebreo più pericoloso". Ma lui era già in Brasile, con la moglie. E ci pensò da solo a interrompere un’esistenza che ormai gli era insostenibile. Profilo affascinante. Come tante delle sue opere. Piace allora come Factory32 abbia deciso di dedicargli un’intera trilogia, iniziata lo scorso anno con "Paura". Indagine drammaturgica.
In territori non scontati della letteratura mitteleuropea. Fortemente voluta da Valentina Pescetto, direttrice della fabbrica teatrale milanese di via Giacomo Watt. Ed è lì che debutta il 16 maggio "Lettera di una sconosciuta" per la regia di Alberto Oliva, con in scena Enrico Ballardini e Chiara Arrigoni, quest’ultima anche autrice del testo tratto dal racconto di Zweig. Dove si viene accompagnati negli orizzonti della Vienna anni Venti. Protagonista uno scrittore famoso. O meglio: la passione non corrisposta che una giovane donna ha sempre covato nei suoi confronti. Fin dal primo sguardo posato su quell’intellettuale un po’ bohémien, quando ancora era una ragazzina, sua vicina di casa. Da allora un amore furioso. Irrisolto. Consumato eppure nascosto. Specchio anche di tutte le difficoltà economiche e sociali che caratterizzavano quelle stagioni. "La modernità dell’opera di Zweig è sorprendente – sottolinea Chiara Arrigoni – Sebbene abbia più di un secolo, a volte questo testo sembra una fotografia del nostro tempo, un’epoca nella quale capita che i sentimenti, distorti, si trasformino in forme di attaccamento ossessivo". Una storia raccontata a ritroso. Attraverso la lettera del titolo. Quella che lo scrittore trova ad attenderlo nella propria casa. Poche pagine. Per il racconto di un’esistenza. Di una notte d’amore che ha portato alla nascita di un figlio cresciuto nella solitudine.
In mezzo a decine di incontri e di ferite. Fino all’improvvisa morte del bambino, a causa di quell’influenza che sta viaggiando per l’Europa. Anche lei l’ha presa. La protagonista. Ormai sente di avere poco tempo. E se l’uomo sta leggendo la lettera, è perché ormai non c’è più tempo nemmeno per un’ultima risposta. Feroce. Da scoprire. Repliche fino al 18 maggio. Info: factory32.it. Diego Vincenti