Francesca Bellola
Cultura e Spettacoli

Laura Pariani: “Negli anni ‘90 mi alzavo alle 3 per scrivere. Alla fine mi sono licenziata”

Premio Campiello 2025 alla carriera, la romanziera e drammaturga di Busto Arsizio ha scritto 36 libri tra cui ‘Milano è una selva oscura’ e ha collaborato alla sceneggiatura del film ‘Così ridevano’ di Gianni Amelio. Il 9 settembre esce ‘Primamà’, dedicato a Eva, prima donna e prima madre

Laura Pariani, scrittrice e drammaturga, vincitrice del Premio Campiello 2025 alla carriera

Laura Pariani, scrittrice e drammaturga, vincitrice del Premio Campiello 2025 alla carriera

Milano, 28 luglio 2025 – “Faccio parte del gruppo degli scrittori che disegnano: come Buzzati, Pamuk, Grass, Lalla Romano, Dal Masetto... Quando scrivo, accompagno la stesura dei testi con schizzi di personaggi e ambienti, perché mi aiuta a concentrarmi”. Laura Pariani, scrittrice e drammaturga, vincitrice del Premio Campiello 2025 alla carriera, ha pubblicato - dal 1993 - 36 libri. Nata a Busto Arsizio nel 1951, Pariani ha scritto diversi romanzi ambientati nel capoluogo lombardo, uno per tutti: “Milano è una selva oscura“ (2010). Ha collaborato alla sceneggiatura del film “Così ridevano“ di Gianni Amelio, vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia nel 1998. La sua ultima fatica: “Selvaggia e aspra e forte“, racconta l’avventura del poeta Guido Boggiani nella selva paraguayana.

Laura Pariani, il Premio Campiello 2025 alla carriera è un bel traguardo...

“Ti fa sentire un po’ vecchietta, d’altra parte rappresenta una grande soddisfazione: vuol dire che continuare a lavorare seriamente, senza badare alle mode del momento, alla fine “vale“”.

A 15 anni compie con sua madre un viaggio in Argentina alla ricerca di suo nonno, partito 40 anni prima, per motivi politici e mai più tornato. Questa esperienza la segna profondamente.

“È stata non solo la rivelazione di un segreto di famiglia, ma anche di altri modi di vivere e di pensare. Senza contare la scoperta dello spazio americano, un’enormità selvaggia di selve, pianure senza limiti, vulcani a perdita d’occhio, fiumi che sembrano mari: una natura incontaminata”.

Si è laureata in filosofia all’Università degli Studi di Milano negli anni ‘70. Ricordi di quel periodo?

“Era entusiasmante perché studiare mi è sempre piaciuto. E Milano alla fine degli anni Sessanta era una gran città, di gente vera, di botteghe artigiane, di giovani pieni di progetti”.

Dopo molti anni di insegnamento, decide di dedicarsi totalmente alla scrittura. È stata una scelta travagliata?

“Insegnare è un lavoro molto coinvolgente, ma anche la scrittura lo è. Per tutti gli anni Novanta ho fatto una vita infernale: la sveglia suonava alle 3 del mattino, fino alle 7 scrivevo. Vita privata ai minimi termini. Alla fine, ho pensato che fosse giunto per me il momento di fare quello che più mi interessava, cioè scrivere. E mi sono licenziata”.

Ha scritto molti romanzi ambientati in Lombardia. Uno in particolare sul capoluogo lombardo: ‘Milano è una selva oscura’.

“Racconta la mia Milano della fine degli anni Settanta - quella dell’Università, delle lotte operaie, del nascente femminismo, dei cineforum - vista attraverso gli occhi di un vecchio barbone che radunava noi studenti in largo Richini, per leggerci i quotidiani e spiegarci “come andava il mondo“”.

Ha collaborato alla sceneggiatura del film ‘Così ridevano’ di Gianni Amelio, vincitore del Leone d’Oro a Venezia nel 1998. Com’è andata?

“Tutto è nato dal mio primo libro, ‘Di corno o d’oro’. I due fratelli protagonisti rimasero invariati, ma il regista impose cambiamenti di epoca e luoghi: anni Sessanta, invece che l’Ottocento; emigrazione dal sud al nord, invece che dall’Italia all’Argentina”.

Il suo ultimo libro “Selvaggia e aspra e forte“ (2023), edito da La Nave di Teseo, di cosa tratta?

“Racconta l’avventura del poeta Guido Boggiani che nel 1887 decise di lasciare l’Italia cercando esperienze estreme nella selva paraguayana: viaggio indietro nel tempo fra indios che vivevano una vita di bisogni elementari. Vivendo fino in fondo il senso più antico e più vero del viaggio: perdersi”.

A cosa sta lavorando?

“Il 9 settembre esce ‘Primamà’, dedicato a Eva, prima donna e prima madre. Un tuffo nelle narrazioni orali della mia infanzia, integrando nella scrittura le strutture mentali del mito”.