MARIA GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

La voce di Mattia Olivieri : "Alla Scala mi sento a casa"

È uno dei baritoni più importanti d’Europa, al Piermarini debuttò nel 2015 "Trasferirmi a Milano? Ci penso da cinque anni, ma gli affitti sono proibitivi".

Mattia Olivieri, 41 anni

Mattia Olivieri, 41 anni

A Maranello, dove è nato, Mattia Olivieri ha appreso la concentrazione, la tenacia e la sfida. Fra i più importanti baritoni europei, la sua voce sta attraversando i teatri internazionali. Estroverso come Figaro de “Il Barbiere di Siviglia“ che ha interpretato recentemente all’Opéra Bastille, fantasioso come il poeta Delrio in “L’opera seria“ di Gassmann applaudito quest’anno alla Scala, Mattia Olivieri è impegnato al Rossini Opera Festival in “La cambiale di matrimonio“, sul podio Cristopher Franklin, un cast stellare con Pietro Spagnoli e Paola Leoci.

Olivieri, questo è davvero un anno di grandi trionfi. "Da agosto 2024 a oggi ho spaziato dal repertorio barocco al Novecento: 14 titoli differenti in una sola stagione. Inoltre canterò Barbiere al Massimo di Palermo e sarò “Onegin“ di Cajkovskij a Valencia. Per un cantante italiano essere chiamato per il ruolo del titolo in un’opera scritta in un’altra lingua è una prova, studio russo intensamente. Amo ogni figura che interpreto ma sono rimasto più toccato da “Il prigioniero“ di Dalla Piccola all’Opera di Roma. La prima opera che ho visto è stata il Barbiere, quando ho iniziato a cantarlo mi è sembrato che fosse lì ad aspettarmi".

Quanto le ha dato la Scala? "È il Teatro in cui ho cantato più titoli, dove conosco tutti, proprio tutti. Sono sempre in giro per lavoro, mi trovo bene in qualsiasi luogo ma quando arrivo al Piermarini so di essere a casa, fra amici. È un teatro che osa anche titoli poco conosciuti come “L’opera seria“ che ho cantato quest’anno. Ho debuttato alla Scala in “Bohème“ nel 2015, nella storica regia di Zeffirelli, sul podio Gustav Dudamel dirigeva l’Orchestra Simon Bolivar, un ricordo indelebile".

Perché non si trasferisce a Milano? "Ci penso da almeno cinque anni ma gli affitti sono proibitivi, comprare un appartamento oggi è più che mai impossibile. E poi c’è la mia Maranello l’unico posto in cui riesco a staccare; lì c’è la mia famiglia, i miei amici d’infanzia, i bar di sempre, c’è casa mia con il giardino, i miei due pastori tedeschi e la mia gatta Margot. Appena posso ci vado anche se devo ammettere che dopo qualche giorno mi viene voglia di viaggiare".

Maranello significa Ferrari... "Mio padre è meccanico, ci ha sempre portato alle gare di Formula 1 e a quelle di moto, non è un caso che mio fratello sia ingegnere meccanico; ricordo pomeriggi in famiglia con amici e parenti a vedere la gare che si svolgevano all’estero in tv. Tutti noi abbiamo avuto il mito di Schumacher, oggi con le nuove e grandi tecnologie le gare sono meno interessanti, il pilota non è così determinante, questo mi appassiona di meno".

Non ha mai pensato di fare anche lei il meccanico? "Quando andavo in officina da papà capivo poco e dimenticavo tutto. Ho scoperto di avere una voce per la lirica cantando brani pop. I miei mi hanno subito incoraggiato, mamma - che non aveva potuto studiare musica - è stata la mia prima fan. È una cuoca meravigliosa, quando sono a casa si scatena in ricette emiliane. Non mi fa mancare nulla".