DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Il ministero della Solitudine (una storia vera)

La solitudine fra noi. Ma pure il governo. Che uno non sa bene cosa preferire. Immagine da fantascienza...

La solitudine fra noi. Ma pure il governo. Che uno non sa bene cosa preferire. Immagine da fantascienza...

La solitudine fra noi. Ma pure il governo. Che uno non sa bene cosa preferire. Immagine da fantascienza...

La solitudine fra noi. Ma pure il governo. Che uno non sa bene cosa preferire. Immagine da fantascienza distopica? Mica tanto. Basta fare un giro in Gran Bretagna. Dove il ministro della Solitudine è ormai una realtà da alcuni anni. Figura semi-ufficiale. Con portafoglio. Visto che sono ramificati gli interventi inglesi per ridurre "la triste realtà della vita moderna", come la definì l’ex-premier Theresa May. Quello che importa alle cronache teatrali è che la notizia ha ispirato "Il Ministero della Solitudine" de lacasadargilla, spettacolo vincitore di due premi Ubu: miglior attore a Francesco Villano, miglior regia a Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni. Lo si era incrociato lo scorso anno al Piccolo, dove il collettivo romano è artista associato. Lo si ritrova ora al Franco Parenti, da martedì per una settimana in Sala Grande.

Testo originale. Costruito dai cinque protagonisti: oltre a Villano, Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala e Giulia Mazzarino, con il drammaturgo Fabrizio Sinisi a mettere ordine ai pensieri. Un mosaico di vite degli altri che potrebbero essere le nostre. Basterebbe cambiare un nome, un paio di dettagli. La sfumatura del vuoto. Cinque profili spersi in una ragnatela di incontri, ricordi, incidenti: una donna che sogna a occhi aperti, un uomo sempre in cerca di denaro, la borghese inquieta, un’impiegata del ministero, l’informatico in fissa con le real doll. Forse sarà il desiderio a dar loro una scossa. Mentre i corpi compongono partiture fisiche che sfiorano la danza, grazie al lavoro di Marta Ciappina.

Diego Vincenti