STEFANIA CONSENTI
Cultura e Spettacoli

Il Labirinto di Pomodoro. Riapre l’opera misteriosa: "Viaggio tra arte e mito. Il tempo diventa spazio"

Nei sottarrenei della Maison Fendi: è visitabile da giovedi su prenotazione

Nei sottarrenei della Maison Fendi: è visitabile da giovedi su prenotazione

Nei sottarrenei della Maison Fendi: è visitabile da giovedi su prenotazione

La porta, ruotando sul proprio asse, schiude l’accesso al Labirinto di Arnaldo Pomodoro, un luogo unico, ancora quasi sconosciuto ai milanesi, che riapre dopo circa un anno, visitabile da giovedì, nel weekend, su prenotazione. Storia e mito si fondono, nei sotterranei della Maison Fendi, recentemente ristrutturata, che ospita l’opera. E l’invito ai visitatori è di lasciarsi andare e vivere un’esperienza straordinaria, immersiva, nella Scultura. Arnaldo Pomodoro descrivendo la connessione fra il suo lavoro artistico e l’esperienza sensoriale dei visitatori sosteneva che "è un invito nei meandri del percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo". In effetti, si ha una sensazione di "straniamento" varcando quel muro- soglia, per entrare in quella che non è un semplice dedalo ma sovverte l’idea tradizionale di labirinto, privo di visioni verdeggianti e avvolto nell’oscurità dei sotterranei. Ispirata all’Epopea di Gilgamesh, il primo grande poema epico della storia umana (2000 a.C. circa), l’opera esercita un fascino misterioso. Le superfici scolpite del Labirinto richiamano antiche civiltà, con segni arcaici, cunei e trafitture che evocano una lingua perduta e dimenticata. "Ho sempre subito un grande fascino per i segni, soprattutto quelli arcaici", spiegava Pomodoro al critico Sandro Parmiggiani, "le impronte che scavo nella materia artistica, i cunei, i fili e gli strappi, mi vengono inizialmente da certe civiltà arcaiche". Si attraversa così la stanza della rotativa, dove un rullo, inciso come un grande sigillo, traccia sulle pareti un percorso fantastico, ma ad impressionare di più è il murale della memoria, un "groviglio di segni e pensieri", sino poi a giungere, attraversando diverse porte, nella stanza di Cagliostro "con le scritture incise in dialogo con la trama marina dell’osso di seppia e con le impronte calcaree della parete di fondo".

Vagare dentro il Labirinto "è come entrare nella mente dello scultore, dove le trame dell’esistenza sono costantemente ripercorse e riordinate", suggerisce Federico Giani, curatore della Fondazione Arnaldo Pomodoro. Grazie alla collaborazione fra Fendi e Fondazione Pomodoro oltre all’opera ambientale Ingresso nel Labirinto, sono visibili due opere-costume realizzate dall’artista, esposte nell’atrio di via Solari 35: Costume di Didone (per Didone, regina di Cartagine di Christopher Marlowe, messa in scena a Gibellina nel 1986) e Costume di Creonte (per Oedipus Rex di Igor Stravinsky, messa in scena a Siena nel 1988). La visita al Labirinto, della durata di circa 45 minuti, si fa con una guida. Le prenotazioni sono aperte per visite individuali, gruppi e scuole sul sito fondazionearnaldopomodoro.it. Un cenno sullo spazio. Ospitava la Riva&Calzoni, che produceva turbine elettriche, poi fu acquisito nel 1999 dall’artista Arnaldo Pomodoro per farlo diventare il suo studio e sede espositiva; l’unico spazio in cui poteva farci stare la scultura in bronzo Novecento, ora nel quartiere EUR a Roma e vicino al Palazzo della Civiltà Italiana, sede romana della Maison Fendi. Dal 2013 Fendi ha stabilito la sede in via Solari 35, custodendo la preziosa e monumentale opera di Arnaldo Pomodoro.