
Billie Joe Armstrong
Assago, 14 gennaio 2017 - La rivista americana “Rolling Stone” ha riservato ai Green Day un posto tra i “New Immortals”, le “nuove leggende”. E la fama non è certo usurpata. Ad Assago lo sa bene il popolo del Forum, che ha mandato esaurito il concerto di questa sera ormai da mesi, ma pure quello del Teatro della Luna, dove il musical “American Idiot”, versione italiana della rock opera portata a Broadway nel 2009, è in cartellone dal 26 gennaio al 12 febbraio. Per i ritardatari nessuna possibilità di assistere all’evento di questa sera, salvo affidarsi al circuito del secondary ticketing dove un biglietto di tribuna gold arriva a costare 263 euro, ma Billie Joe Armstrong e compagni torneranno in estate all’Autodromo di Monza, sotto l’egida di quell’I-Day che li vede protagonisti il 15 giugno assieme ai Rancid.
La liturgia di questo Revolution Radio World Tour è grosso modo la stessa dello show portato dalla band di Berkeley sullo stesso palco nel 2009 e all’Arena di Rho quattro anni dopo, tutta giocata sull’energia di una maratona scandita da fiammate infernali, scoppi, piogge di fuoco e sull’empatia che Billie Joe instaura con i fan, tirandoli sul palco, schizzandoli con una lancia d’acqua a pressione, cantandogli “Holiday” o “Basket case” ad un palmo dal naso. «Mia madre mi ha regalato la prima chitarra all’età di dieci anni - spiega il cantante sulla scena, ringraziando poi mamma Ollie in italiano -. Effettivamente è da quella chitarra che Billie Joe, figlio di un camionista con la passione del jazz, ha iniziato nell’86 l’avventura Green Day assieme all’amico-bassista Mike Dirnt. Oggi i Green Day sono più autorevoli esponenti di quel punk dalle (controverse) venature pop divenuto una specie di mainstream su cui sono proliferate centinaia di band, a cominciare da gente tipo Blink 182 (pure loro a Monza, ma il 17 giugno) o Sum41 (al Forum il 29 gennaio).
Come nella favola di un Lewis Carroll in acido, il coniglio rosa (ubriaco) che intrattiene il pubblico mentre l’amplificazione spande echi dei Queen di “Bohemian Rhapsody” e dei Ramones di “Blitzerkrieg bop” porta dritto alle note morriconiane de “Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo” e all’ingresso della band. “Know your enemy” diventa così il primo passo di un cammino che regala il suo più autentico momento di verità nel finale, quando Billie Joe rimane solo sul palco con la sua chitarra acustica per accomiatarsi sulle note di “Ordinary world” e “Good riddance (time of your life)”. Quel che basta ad Armstrong, Dirnt e Frank Edwin Wright III alias Tré Cool - affiancati come al solito da Jason White, chitarra solista, Jeff Matika, chitarra acustica, e Jason Freese, tastiere - per mettere una pietra sul recente passato, segnato dai problemi di salute di Jason White e della moglie dello stesso Dirnt, oltre che dai ricoveri in rehab di Billie Joe, per tornare a guardare avanti con fiducia nel segno dell’ultimo album “Revolution Radio”. «Ad un certo punto ci siamo chiesti cosa avremmo dovuto essere oggi», va ripetendo Armstrong nelle interviste. E la risposta è stata: «Dobbiamo essere i Green Day. Perché i Green Day sono uno schianto».