Gods of Metal accende Monza: lampi e fiamme, ecco i Rammstein

Nonostante l’annullamento del tour europeo dei Kiss abbia imposto la riduzione delle giornate da due ad una, domani torna il Gods of Metal di ANDREA SPINELLI

Till Lindemann, frontman dei Rammstein

Monza, 1 giugno 2016 - Il risveglio del metal. I quattro anni “in sonno” seguiti alla fastosa edizione del 2012 con Manowar, Mötley Crüe, Ozzy & Friends e Guns N’ Roses non hanno allentato i legami dei padroni del rock duro con il loro pubblico. Nonostante l’annullamento del tour europeo dei Kiss abbia imposto la riduzione delle giornate da due ad una, infatti, domani torna il Gods of Metal. E non più alla Fiera di Rho ma all’Autodromo di Monza, dove apre una stagione di grandi eventi con un cartellone-monstre dominato dalle presenze di Rammstein, Korn e Megadeth. Anche se a dare fuoco alle polveri saranno (già alle 11) i goriziani Overtures, seguiti (alle 11.40) dai Planet Hard e (alle 12.30) dai Jeff Angell’s Staticland. Nel pomeriggio i californiani The Shrine (13.30), gli Halestorm (14.30), i Gamma Ray (15.45) e i Sixx A.M. (17) del doppio album “Prayers for the damned”. Forti dei consensi riscossi da “Dystopia”, i Megadeth suonano idealmente con il lutto al braccio per la recente scomparsa dell’ex batterista Nick Menza (18.30), mentre Jonathan Davies e suoi i Korn sono chiamati (21.15) a dare lumi sul successore dell’album “The paradygm shift”, sul mercato in autunno e già definito dal chitarrista Brian “Head” Welsh “più pesante di qualsiasi altro sentito da diversi anni a questa parte”.

Dici Ramstein e un brivido scivola lungo la schiena nel ricordo del terribile incidente aereo costato la vita nell’88 a 3 top-gun delle Frecce Tricolori e a 67 spettatori. Ma il raddoppio della “m” riesce a svincolare il nome dall’alone sinistro che l’accompagna per trasformarlo nel marchio che più di qualunque altro ha segnato la cosiddetta Neue Deutsche Härte, la corrente della “nuova durezza tedesca” a cui il rock teutonico deve buona parte delle sue fortune. Ed è proprio con l’aura di invincibili conquistata nel mondo del metal che i Rammstein (alle 22) aprono a Monza, fra lampi, scoppi, e fiammate infernali, il loro tour europeo nell’attesa del nuovo album, ventilato per il prossimo anno. Alcuni in America hanno puntato il dito sulla pronuncia “alveolare” della “r” da parte del cantante Till Lindemann (approdato lo scorso anno al suo primo album solista “Skills in pills”, con conseguente slittamento dei programmi della band) sostenendo che ricorderebbe quella di Hitler, mentre altri hanno invece accusato il gruppo di fomentare istinti omicidi dopo la scoperta che gli autori della strage di Columbine erano loro fans e che pure gli assalitori ceceni della Scuola Numero 1, a Beslan, ascoltavano le loro canzoni. «Infami illazioni» secondo il sestetto, messo in croce dai media americani anche per aver vestito panni da terrorista nel videoclip di “Ich wikll” uscito il 10 settembre 2001, a poche ore dall’attacco di al-Qaida alle Torri Gemelle.

Non aiutano a tranquillizzare gli animi pezzi come quella “Mein teil” interpretata da Lindemann con addosso un grembiulaccio di pelle da macellaio (racconta di Armin Meiwes, il tecnico informatico condannato all’ergastolo per aver assassinato e mangiato nel 2001 in Assia un ragazzo che aveva risposto alla sua inserzione su internet e per questo ribattezzato “Il cannibale di Rotenburg an der Fulda”) o “Pussy” (alato il verso “graziosa ragazza, infila il würstel nei tuoi crauti”) il pezzo con cui i Rammstein sette anni fa sono stati messi al bando delle tv commerciali di mezzo mondo. Parodia fin troppo realistica di un film porno, infatti, il video nonostante l’autorevole firma del regista Jonas Akerlund rimane tuttora visibile in versione “nature” solo su alcuni siti a luci rosse. A suo tempo totalizzò ben 6,5 milioni di visualizzazioni in soli dieci giorni. Quando si dice la forza dell’arte.