
Cambiano le epoche, i secoli. Cambiano i Paesi, i governi, le società. Ma le discriminazioni, quelle no. Attraversano il...
Cambiano le epoche, i secoli. Cambiano i Paesi, i governi, le società. Ma le discriminazioni, quelle no. Attraversano il tempo, arretrano e poi avanzano. Prendendo di mira chi sembra “diverso”. Parte da questo concetto lo spettacolo teatrale “Arrusi”, scritto dallo sceneggiatore milanese Gabriele Scotti, per la regia Omar Nedjari, al Teatro Filodrammatici di Milano dal 20 al 25 maggio. In scena tre protagonisti, Francesco, Amparo e Aurelia, per tre vicende realmente accadute che, apparentemente lontane nello spazio e nel tempo, hanno molto in comune. La prima, quella poco raccontata, se non addirittura ignorata, degli uomini che durante il Fascismo venivano arrestati con l’accusa di essere omosessuali, di essere “arrusi” (dal siciliano), per poi essere confinati in isole di detenzione in nome della purezza della razza e del costume. La seconda, ambientata nella Spagna franchista, dove l’omosessualità andava curata in centri dedicati, tutti all’interno di specifiche carceri. La terza, l’Italia di oggi, dove nel 2023 una Procura, quella di Padova, ha impugnato gli atti di nascita di 33 bambini nati da coppie omogenitoriali composte da due madri.
Gabriele Scotti, com’è nato lo spettacolo “Arrusi”? "Era il progetto per un film, letto con piacere da diverse produzioni ma poi non s’è fatto più nulla. Allora ho pensato di arricchire tutto il materiale che avevo, sulla storia degli arrusi confinati alle Tremiti, con altre due storie vere, come quella di una madre spagnola che sotto il Franchismo denuncia il figlio omosessuale, pensando di fargli del bene, e un’altra vicenda a cui tengo moltissimo, quella degli atti di nascita impugnati dalla Procura di Padova. Unendo i puntini ho pensato di fare uno spettacolo in cui le tre storie, lontane nel tempo, in realtà si toccano".
Quali sono state le sue fonti? "Ho letto molti libri, come “La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista”, di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio, e articoli".
La Spagna ricorre in due storie diverse: la seconda, quella di Amparo, la madre che denuncia il figlio omosessuale, e la terza, con la fecondazione assistita fatta in Spagna. "È una cosa che mi colpisce molto. La Spagna è rimasta sotto il Franchismo fino al’75. Morto Franco, ha fatto un cambio velocissimo, diventando un Paese tra i più avanzati. È interessante, vuol dire che è possibile. Mentre se guardiamo all’Italia… Il punto dello spettacolo è che si può sempre tornare indietro sui diritti". V.B.D