
Giusy Versace alla presentazione dello spettacolo (Newpress)
Milano, 2 giugno 2017 - Agosto 2005, autostrada Salerno-Reggio Calabria: la vita di Giusy Versace cambia per sempre. A 28 anni, in un gravissimo incidente perde entrambe le gambe. «Ma se potessi esprimere un desiderio, non so cosa sceglierei. Ora sono una persona migliore, anche se con due pezzi in meno». Atleta paralimpica, conduttrice della Domenica Sportiva, vincitrice di Ballando con le stelle: queste alcune delle nuove avventure della nipotina di Donatella, Santo e Gianni. Ma c’è anche il teatro nell’orizzonte di Giusy come protagonista di «Con la testa e con il cuore si va ovunque» (ed. Mondadori) dalla sua omonima autobiografia, mercoledì 14 giugno al Manzoni per la regia di Edoardo Sylos Labini. Sul palco anche il ballerino Raimondo Todaro e il cantante Daniele Stefani. Mentre l’intero incasso sarà devoluto a Disabili No Limits, l’onlus creata e guidata dalla stessa Versace.
Giusy, com’è lo spettacolo?
«Si ride e ci si commuove. Ci sono il dolore e la fatica di quella tragedia ma anche i colori e le tante cose belle che mi circondano. Io ho sempre avuto un carattere determinato e forte, ma aiuta tantissimo respirare amore, fiducia, positività».
È doloroso mettersi così a nudo?
«Sì, ma sono una specie di vulcano in eruzione, a volte mi sorprendo delle cose che faccio. Fondamentale è stato partecipare a “Ballando con le stelle”, dove ho riscoperto il mio amore per la danza e ho rimesso per la prima volta i tacchi: un’emozione! Già allora era nata l’idea di uno spettacolo e inizialmente è stato un lavoro coreografico. Ma ora è cambiato tutto con Edoardo Sylos Labini alla regia. Lui mi ha da subito trattata come un’attrice, abbattendo i muri che ho costruito in questi anni per difendermi. Non è stato facile».
Rimpiange quella prima parte della sua vita?
«Rimango coi piedi finti per terra. Ma ho una grande fede. Un anno dopo l’incidente ho fatto un viaggio a Lourdes e da lì ho cominciato a non vedere più le mie nuove gambe come una croce ma come un’opportunità e non a rimpiangere quelle che ho perso».
È sempre stata una sportiva?
«Sì ma non ero certo un’atleta. È stato determinante Andrea Giannini che non ha avuto pietà di me, mi ha subito trattata come gli altri, insegnandomi il rigore e la disciplina. Mai avrei però pensato di diventare atleta paralimpica. L’emozione più grande è stata la cerimonia inaugurale al Maracanà, lì mi sono davvero tremate le gambe che non ho. È stata dura, ti confronti con avversarie di vent’anni che fanno solo questo nella vita, mentre noi paralimpici in Italia non siamo stipendiati. Ho sbagliato i 400, ero arrabbiatissima. Ma mia mamma mi ha ricordato i motivi per cui ho cominciato a correre. “Quando ti guardi allo specchio non hai bisogno di una medaglia al collo, tu hai già vinto”. Il giorno dopo sono entrata nella finale dei 200 ».
Danzatrice, presentatrice, attrice: si trova bene nel mondo dello spettacolo?
«Mi dicono tutti che sono disinvolta, come se l’avessi sempre fatto nella vita. In realtà io avevo scelto di lavorare dietro le quinte, l’idea mi impauriva. Però ho pensato che potessi essere stimolo per tanti altri. Per questo cerco di scegliere cose con un senso. Non mi piace fare la prezzemolina, ho detto tanti no».