
Al Cervino Cine Mountain Festival
Milano, 4 agosto 2017 - Non è facile montare un schermo cinematografico sotto il Cervino. Invece di guardare il film viene sempre da girare gli occhi alla montagna, spettacolo eterno di grandezza e affascinanti dettagli. Ci vuole un programma, e il ventesimo Cervino Cine Mountain Festival si è dato da fare: 38 film, tra lunghi, corti e cortissimi in diverse sezioni. Nel cinema “di montagna”, d’altra parte, quando le cose funzionano anche un breve documentario dell’impresa riesce a tenere col fiato sospeso.
Considerando che si sta sotto il gioiello della Valle d’Aosta, in cartellone troviamo i dieci titoli vincitori dei festival del circuito dell’International Alliance for Mountain Film. Concorrono al Grand Prix des Festivals - Conseil de la Vallée. La sezione Montagne d’Italia unisce le opere realizzate nel nostro Paese. La sezione Film Commission Vda presenta i film girati in Valle d’Aosta, o di registi locali. Montagne Tout-Court è la sezione dei cortometraggi. From the World quella internazionale.
Dalla pianura arrivano invece i comici, grandi nomi: Renato Pozzetto, Massimo Boldi, Lella Costa. Considerato che in questi giorni il turismo in quota è in gran parte lombardo, fa piacere segnalare, nelle diverse sezioni, film di cineasti della regione: Mattia Colombo, Francesco Ferri e Alessandra Locatelli a sei mani hanno pensato e diretto “Il Passo”, una storia di tempi in mutazione, la carenza di pastori all’alpeggio di Caldenno e la dedizione di due giovani capaci di fare il lavoro di dieci adetti; Mario Barberi presenta “Senza possibilità di errore” sulla grande preparazione e professionismo necessari per far parte del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico; Francesco Ballo partecipa con il doc “Si va… Si va… documentario su una scalata perduta”, quattro minuti fulminanti alla conquista di un monte leggendario, nelle intenzioni «un film di finzione mostrato come un documento».
A parlare di cinema&montagna, ovvero delle avventure che spingono i cineasti a imbarcarsi in fatiche, scalate e spesso rischi di set, sono attesi Hervé Barmasse, “enfant du pays” tra i massimi interpreti mondiali dell’alpinismo, reduce, con il tedesco David Göttler, dalla scalata della parete Sud Ovest dello Shisha Pangma (8.024 metri) e Alain Robert, meglio noto come “l’uomo ragno”. Quella di Robert, dicono gli organizzatori, sarà una partecipazione «tutta giocata sul filo di ragnatela della vertigine urbana e della sorpresa, della performance che si fa arte, spettacolo e magia: Alain presenterà il film che gli ha dedicato il regista William Japhet, ‘L’Homme Araigné’ del 2016, e parteciperà allo spettacolo finale, Vertigo, uno show originale e inedito che chiude il sipario sulla manifestazione».