ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

I capolavori del terremoto ospiti al Bagatti Valsecchi

“Adottato” il museo di Ascoli, curatore della mostra il critico Vittorio Sgarbi

La Sibilla frigia esposta all’ultimo piano di Palazzo Lombardia assieme alla Sibilla Ellespontica

Milano 27 maggio 2017 - Milano e Amatrice, unite nella solidarietà propiziata da Sibille e Angeli. Dipinti tra 1522 e 1533 da un eccentrico artista, Nicola Filotesio, ribattezzato Cola dell’Amatrice, nativo (1480) del paesino laziale distrutto l’estate scorsa dal terremoto. Lui, uscito da un «oblio densissimo e impenetrabile» grazie agli studi di Federico Zeri, Carlo Volpe, Roberto Cannatà e soprattutto di Vittorio Sgarbi, curioso del Rinascimento alternativo. Ora, il critico lo ripropone in una piccola mostra «come una resurrezione sulle rovine, perché la bellezza sia vita oltre la morte», sotto l’ala protettrice di Regione Lombardia, al Museo Bagatti Valsecchi «Ritorno a Cola dell’Amatrice. Opere dalla Pinacoteca di Ascoli Piceno», fino al 27 agosto.

Quasi una cripta, lo spazio allestito da Piero Lissoni, per accogliere, al centro, una Vergine Addolorata e un San Giovanni Apostolo, sagome scontornate a grandezza naturale, attori di una sacra rappresentazione che commuove i visitatori oggi come i fedeli della chiesa dell’Annunziata di Ascoli Piceno, per cui Cola amatricii pict et architec (sì, era anche architetto) faciebat intorno al 1519. Ai lati, le coppie degli Angeli portacroce, pure provenienti dalla marchigiana Ascoli Piceno, dove Cola era stato ripetutamente attivo, portandovi i pensieri nuovi dei grandi maestri conosciuti durante il soggiorno romano. Vedi le referenze raffaellesche nell’Addolorata e nel San Giovanni; quelle michelangiolesche nelle due monumentali Sibille esposte per l’occasione (27 e 28 maggio) al 39° piano di Palazzo Lombardia:, la Sibilla Ellespontica e la Sibilla Frigia, che come le vergini colleghe disperdevano al vento verità non sempre gradite.

Entrambe, insieme agli Angeli arrivati al Bagatti Valsecchi, facevano parte di un grandioso retablo per la Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno, suddiviso in 9 scomparti (uno disperso, un altro finito alla National Gallery of Victoria di Melbourne, Australia). Ridimensionata rispetto al progetto iniziale, l’attuale esposizione del negletto Cola assurto a testimonial ha un grande significato nella casamuseo milanese: «Sede di una collezione che ha attinto largamente al tessuto provinciale dello stesso artista, rinnova l’attenzione sulla calamità che ha colpito il cuore dell’Italia», commenta Pier Fausto Bagatti Valsecchi. La mostra aderisce infatti alla campagna ICOM Italia «adotta un Museo». E le donazioni raccolte presso la biglietteria o tramite bonifico bancario saranno destinate al restauro della quattrocentesca statua lignea della Vergine nella chiesa di San Pellegrino a Norcia. Come ricorda Giuliana Ericani di ICOM, senza dimenticare la direttrice del museo civico «Cola Filotesio» di Amatrice: «Floriana Svizzeretto finì sotto le macerie del terremoto. Ma le opere del suo museo si sono salvate perché per loro aveva previsto vetrine antisismiche»