MARCO MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Cantava il jazz anche Lauzi con Bosso e Mirabassi

Per alcuni fu un amore di gioventù, per altri è durato tutta la vita. Più in disparte, come sempre, Bruno Lauzi, amico di Paolo Conte

Bruno Lauzi

Milano, 6 ottobre 2016 - Le donne non amano il jazz. Loro sì. I ragazzi fra Asti e Genova (Torino), via Bologna a Milano e Roma. La generazione di Luigi Tenco e Gino Paoli, il giovane De Andrè e il giovane Gaber. Jannacci e Dalla. Per alcuni fu un amore di gioventù, per altri è durato tutta la vita. Più in disparte, come sempre, Bruno Lauzi, amico di Paolo Conte (e qui il cerchio si chiude). Bellissima idea quella di dedicare il cd allegato al numero di Musica Jazz in edicola la raccolta “Lauzi Cantava il Jazz” (1985-2016). Dove uno scorbutico Bruno si abbandona alla musica che non sta ferma mai, fra il suo repertorio, due condivisibilisismi standard come “Our ove Is Here To Stay” (Gershwin) e la meravigliosa e spettinata “Change Partners” (Berlin), qui anche “change patterns” per chi sa, con Franco Cerri alla chitarra e gli arrangiamenti di Sante Palumbo. Un genovese brasileiro (“O Scioco”, Lo Scirocco, firmata con Giorgio Calabrese e Gianfranco Reverberi), un basso piemontese autenticamente contiano.

Paolo lo adora e suona il vibrafono (chicca vera e mi sarebbe piaciuto vedere la sua faccia) con Dado Moroni al pianoforte, per il loro Gershwin. Affascinante questo personalissimo songbook in compagnia di musicisti amici noti e meno noti, con molte scoperte: una su tutte “Mai prima di te” e la tromba sontuosa del torinese Fabrizio Bosso. A dieci anni dalla sua scomparsa (26 ottobre 2006) qui si va oltre l’archeologia hot della Jelly Roll Morton Boys Jazz Band, nella quale lui militava con Luigi Tenco, suo compagno di banco al liceo nel suo non lungo periodo genovese. L’album, prodotto da Alberto Zeppieri con Roberto Cetoli, è una vera sorpresa perchè le canzoni conosciute, da “Ritornerai” a “Il poeta” con il clarinetto di Gabriele Mirabassi, sono stravolte e stupite. Molto Rive Gauche. Il suo lato B, quello dei vecchi dischi di vinile, da “Bebo ipotetico” a “Barbiturici nel thè”, Brasile e Piazzolla, per non farci mancare proprio nulla. “Diano Marina” più contiana di Conte, come il quartetto di Mauro Negri al clarinetto, nuove stanze e finestre sul mare che si aprono. Intorno alle tracce originali della sua voce suonano anche Oscar Del Barba, Massimo Luca, Sandro Gibellini, Fabrizio Gaudino, Roberto Cetoli, Francesco Barzatti. Nel gioco tecnologico e sentimentale di passato e presente, questo progetto ci restituisce un Lauzi poco conosciuto, un magnifico interprete ed autore. Come Paoli lascia che il jazz gli scorra e corra intorno, senza scomporsi.