ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Blue Man, poesia senza parole: il gruppo pronto a incantare gli Arcimboldi/ FOTO

L’emblema dell’entertainment newyorkese in visita alla redazione de Il Giorno

Blue Man Group ieri in redazione al Giorno

Milano, 20 marzo 2019 - Redazione a soqquadro, ieri, al Giorno per la presenza del Blue Man Group. Da ventotto anni lo spettacolo degli uomini blu, in scena agli Arcimboldi fino a domenica, è diventato un emblema dell’entertainment newyorkese, tant’è che nel 2016, in occasione del venticinquennale, la Grande Mela ha dichiarato il 17 novembre “Blue Man Group Day” illuminando l’Empire State Building tutto di blu. Pure il Madame Tussauds Museum di Times Square ha reso omaggio ai tre mimi-percussionisti inserendo le loro statue di cera nella sua celebre collezione. Oggi il Blue Man Group è, infatti, un colosso dell’entertainment che vende oltre due milioni di biglietti l’anno grazie a sei produzioni fisse in quel di New York, Boston, Chicago, Orlando, Las Vegas e Berlino a cui se ne aggiungono due in tour, in Nordamerica e in Europa. Data la regola del silenzio che caratterizza i tre performer caduti sulla terra, a parlarne in redazione è stato il loro promoter italiano Gianmario Longoni.

Per questo spettacolo si tratta di un ritorno.

«Lo scorso anno è stato un grande successo, anche se il primo contatto con i Blue Man risale venticinque anni fa, quando si esibivano ancora solo all’Astor Place Theatre di Manhattan. Lì per lì si dissero possibilisti d’includere l’Europa nei loro progetti, perché stavano allestendo una seconda compagnia per due settimane di spettacoli a Boston a cui sarebbe potuto seguire un tour. Le cose andarono, però, molto meglio del previsto e, dopo sette anni di repliche pure in Massachusetts, perdemmo le speranze…».

Quali sono i punti di forza dello spettacolo?

«Innanzitutto la capacità di comunicare al di là delle parole. Gli uomini blu parlano con gli occhi, con la musica, usando, insomma, una forma di linguaggio primitivo molto divertente. Oltre oceano fanno parte della cultura popolare al punto da essere entrati perfino nei cartoni animati dei Simpson».

Pure la musica è molto efficace. Nel 1999 il primo dei loro tre album, “Audio”, ha avuto la nomination al Grammy.

«Lo spettacolo è un’esplosione di energia e di colori, che va dal micro al macro. I Blue Man hanno al seguito e la loro straordinaria dotazione strumentale ricavata in parte da tubi industriali; anche se in scena sono solo tre, più la band, la produzione ha bisogno di sette tir per spostarsi».

Insomma, tre performer che riempiono la scena.

«La natura dei Blue Man, in parte infantile e in parte aliena, mette lo spettatore in una condizione di grande ricettività; come accade sempre quando ti trovi davanti a qualcosa che non conosci».

Merito pure di quella tinta blu.

«Si chiama Blu Men Blu ed è un pantone registrato. L’unica altra ‘realtà culturale’ ad averne uno è l’artista indiano Anish Kapoor».

Trentacinque milioni gli spettatori richiamati finora in quindici Paesi diversi sono tanti.

«Eppure il Blue Man Group, che fa parte da un anno e mezzo della grande famiglia Cirque du Soleil, mantiene una dimensione artistica amatoriale importante; artigiana nel senso più nobile del termine. A New York ha pure una scuola, un istituto primario per bambini che utilizza i loro metodi di comunicazione».