Strage di via Palestro, eccidio di mafia: la storia per tappe

Un' immagine d' archivio dell'attentato a via Palestro a Milano, il 27 luglio 1993

Un' immagine d' archivio dell'attentato a via Palestro a Milano, il 27 luglio 1993

Milano, 27 luglio 2022 - Un'autobomba provocò una strage la notte del 27 luglio 1993 in via Palestro a Milano.  In quell'attentato di stampo terroristico, orchestrato e messo a segno dalla mafia, persero la vita cinque persone e altre dodici rimasero ferite, a causa dell'esplosione di un'autobomba davanti al Padiglione d'Arte contemporanea. 

La deflagrazione della bomba Funerali di Stato 2022: Sulle tracce della 'biondina' che guidò l'autobomba Via Palestro, strage di mafia L'esplosivo venuto dal mare 27 luglio: Milano non dimentica  

La deflagrazione della bomba

Quella sera l'agente di polizia locale Alessandro Ferrari notò la presenza di una Fiat Uno, risultata poi rubata qualche ora prima, in via Palestro, di fronte al Padiglione di arte contemporanea. Fuoriusciva del fumo per cui l'agente chiamò i Vigili del fuoco. La deflagrazione avvenne alle 23.15, poco dopo il loro arrivo. L'autobomba uccise l'agente Ferrari, i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno e Moussafir Driss, un immigrato che dormiva su una panchina.  L'onda d'urto dell'esplosione frantumò i vetri delle case circostanti e provocò il crollo del muro del padiglione d'Arte Contemporanea (Pac) della vicina Galleria d'arte moderna. Le indagini accerteranno in seguito che l’esplosivo, 90 chili di tritolo tratto da ordigni bellici, era stato portato qualche giorno prima nel sottofondo di un camion dalla Sicilia ad Arluno nel milanese e poi messo nell’auto rubata qualche ora prima dell’attentato. 

Funerali di Stato

Nel Duomo di Milano il 30 luglio del 1993 hanno avuto luogo i funerali di Stato cui partecipano fra gli altri il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scafaro, i Presidenti di Camera e Senato Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini, le autorità cittadine e i giudici del pool di ‘Mani Pulite’, ritenuti in un primo momento fra i possibili destinatari della minaccia stragista. 

2022: Sulle tracce della 'biondina' che guidò l'autobomba

Lo scorso mese di marzo 2022, a 28 anni dalla strage, la Procura di Firenze, nell'ambito delle nuove indagini sugli attentati terroristico-eversivi del 1992-93, ha indagato una donna, residente nella Bergamasca, sospettata di essere coinvolta, in particolare, proprio nella strage del 27 luglio 1993 in via Palestro a Milano. L'indagata è R.B., 57 anni, è accusata di essere "coinvolta nell'esecuzione materiale, con funzioni di autista" della Fiat Uno, imbottita di esplosivo, utilizzata per colpire il Padiglione di Arte Contemporanea "quale alto e irripetibile simbolo del patrimonio nazionale", come si legge negli atti della perquisizione. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia ipotizzano che la 57enne avrebbe agito "in concorso con appartenenti a Cosa Nostra già condannati con sentenza passata in giudicato".

Via Palestro, strage di mafia

Per la strage di via Palestro sono stati già condannati in via definitiva molti dei protagonisti della sanguinosa stagione eversiva di Cosa Nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano e Formoso, Matteo Messina Denaro, e Gaspare Spatuzza.  L'eccidio di Milano, è considerato, insieme alle autobombe esplose a Roma e Firenze, uno degli episodi della stagione stragista della mafia legate agli omicidi, l’anno precedente, dei giudici Falcone e Borsellino, che più hanno coinvolto l’opinione pubblica anche per la scelta degli obiettivi, siti d’arte, e delle vittime, assolutamente casuali, per instaurare un clima di terrore e ‘ammorbidire’ la pressione dello Stato su ‘Cosa nostra’ e sui maxi processi. Per l'attentato non ci furono rivendicazioni. In un primo momento venne seguita la pista neofascista ma le indagini si volsero in seguito sulla matrice mafiosa grazie alla collaborazione di alcuni pentiti. Per anni si susseguono indagini e arresti di chi pianificò ed eseguì degli attentati.

L'esplosivo venuto dal mare

A fornire l'esplosivo usato per la strage di via Palestro e per gli attentati mafiosi di Roma e Firenze, fu Cosimo D'Amato, pescatore che avrebbe fornito l’esplosivo recuperato dal fondo del mare, estraendolo da alcuni residuati bellici. Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano vennero condannati per la detenzione e il trasporto dell’esplosivo dalla Sicilia. I fratelli Tommaso e Giovanni Formoso invece, secondo la ricostruzione passata in giudicato, aiutarono a scaricare l’esplosivo arrivato dalla Sicilia. Gaspare Spatuzza, uno dei boss, collabora con gli inquirenti e parla della riunione in cui venne pianificata la strage. La sentenza definitiva arriva in Corte d'Assise di Firenze, per competenza, nel giugno 1988. Ma le indagini per arrivare ai 'basisisti' milanesi, compresa la donna che avrebbe parcheggiato l'autobomba, sono ancora aperte.

27 luglio: Milano non dimentica

Strage di via Palestro a Milano, l'omaggio ai caduti a 29 anni dall'eccidio mafioso

Strage di via Palestro, il sindaco Sala con alcune parenti delle vittime
Strage di via Palestro, il sindaco Sala con alcune parenti delle vittime

Oggi, 27 luglio 2022, a 29 anni dalla strage, il sindaco di Milano Sala ha commemorato i caduti (le quattro vittime italiane, tutti operatori di sicurezza, vennero insignite da Scalfaro della Medaglia d'oro al valor civile alla memoria). Nel corso della giornata previsti numerosi eventi celebrativi. Alle 23.15 il suono delle sirene. Strage di via Palestro, il figlio del vigile ucciso: "Noi lasciati soli"