
Fabio Ravasio ucciso nell'agosto 2024
Legnano (Milano), 9 giugno 2025 – Una fitta rete di immagini, telefonate e movimenti tracciati al minuto. In tribunale si è tornati a ricostruire con precisione chirurgica il giorno dell’omicidio di Fabio Ravasio, ucciso la sera del 9 agosto 2024 nei pressi del cimitero di Casorezzo. A fornire un dettagliato quadro degli eventi è stato il brigadiere La Paglia della compagnia carabinieri di Legnano, che ha presentato una serie di slide con orari, percorsi e riprese di videosorveglianza, incrociate con le celle telefoniche.
Tutto ha inizio intorno alle 19:00, quando una telecamera riprende la vettura di Ravasio ferma in via Manzoni a Magenta. Alle 19:16 le immagini documentano la chiusura del negozio dove Ravasio si trovava insieme ad Adilma, compagna e figura centrale nell’inchiesta. Due minuti dopo, alle 19:18, un’altra telecamera – dell’Istituto Canossiano di via San Biagio – riprende Ravasio partire in bicicletta dall'ufficio di Magenta, seguito a breve distanza dalla sua BMW Serie 1, guidata da Adilma.
Nel frattempo, il telefono di Mirko Piazza aggancia le celle tra Ossona e Casorezzo. Una chiamata a Massimo Ferretti, alle 19:46, lo colloca lungo il percorso nei pressi del cimitero, dove presumibilmente stava aspettando in transito di Ravasio per dare il via libera all'incidente. Tra piazza Litta di Ossona e il cimitero di Casorezzo ci sono 3,3 km, copribili in pochi minuti.
Sul tracciato compare anche Fabio Lavezzo, che alle 18:39 scatta una foto al suo furgone bianco con due soggetti a bordo nei pressi di Casorezzo, in arrivo da Parabiago. Il mezzo tornerà a Parabiago, ma riapparirà alle 19:35 in una nuova foto, stavolta di fronte al cimitero, prima di percorrere una strada sterrata intorno al maneggio per tornare verso Parabiago alle 19:48.
Curiosamente, le telecamere del cimitero di Casorezzo non inquadrano la BMW: Adilma avrebbe aggirato il sistema passando da una strada secondaria per tornare a Parabiago. Anche altre telecamere pubbliche, come quella in via Butta e quella prima del ponticello verso Parabiago, risultano non funzionanti.
Fabio Ravasio, invece, pedala lungo il percorso principale: lo si vede passare davanti al maneggio alle 19:47, a poca distanza temporale dal luogo dell’agguato.
Elemento chiave è la presenza di una Opel Corsa nera, individuata alle 19:27 in via Vela direzione Casorezzo, che fa inversione al “Pioppeto” per poi arrivare sulla scena alle 19:50 ed investire Ravasio. Un minuto dopo, alle 19:51, un testimone chiama i soccorsi, riferendo di un ciclista investito violentemente da un’auto.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la vecchia Opel nera fugge verso la zona boschiva senza passare sotto il targa system comunale. A 200 metri dall’incidente si trova una strada sterrata che conduce verso Busto Garolfo, probabilmente utilizzata per evitare rilevazioni.
Alle 19:42, Lavezzo chiama Ferretti. Subito dopo l’incidente, alle 19:53, effettua un’altra chiamata mentre si muove tra Arluno, Ossona, Busto Garolfo, Nerviano e poi di nuovo a Parabiago e Casorezzo, sempre con due persone a bordo.
In chiusura, un dettaglio che ha fatto gelare l’aula: Mirko Piazza, uno degli indagati, avrebbe effettuato ricerche su Google relative al peso di una Opel Corsa, come se volesse calcolare con anticipo l’effetto dell’impatto.
Un delitto, quello di Fabio Ravasio, che appare sempre più premeditato, orchestrato con attenzione maniacale agli orari, ai percorsi e alle zone cieche della sorveglianza. Ora spetterà al giudice stabilire se questi tasselli incastrati con precisione siano sufficienti a comporre il mosaico di un omicidio su commissione.