FEDERICA PACELLA
Cronaca

Laureati in Lombardia: solo Milano raggiunge il 45% tra i giovani e in quattro province la percentuale è in calo

Solo Milano ha raggiunto in anticipo l’obiettivo Ue per i giovani tra 25 e 34 anni. A Brescia, Lodi, Pavia e Sondrio il saldo tra il 2018 e il 2024 risulta negativo

In Lombardia solo un terzo degli under 40 sono laureati

In Lombardia solo un terzo degli under 40 sono laureati

MILANO – Almeno il 45% di laureati nella fascia fra 25 e 34 anni: l’obiettivo del 2030 è ancora lontano e, per alcune province lombarde, addirittura si allontana. Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno posto la quota del 45% come obiettivo minimo per il 2030, partendo dal presupposto che l’istruzione superiore rappresenta un punto d’incontro unico tra istruzione, ricerca e innovazione, al servizio della società e dell’economia.

Secondo l’analisi pubblicata da Openpolis-Con i bambini, sui dati Istat, in Lombardia, solo Milano ha praticamente raggiunto l’obiettivo, con il 45,5% di residenti fra i 25 ed i 39 anni che hanno un titolo di studio terziario nel 2024, in crescita rispetto al 40,8% del 2018. Segue Varese con il 35,2%, Lecco con il 34,6%, Como con il 33,8%. Sono ben 7 le province lombarde, invece, che sono sotto la soglia del 30%: Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Sondrio.

Preoccupa la tendenza di alcune province che hanno visto una riduzione di laureati nel 2024 rispetto al 2018.  A livello nazionale, è accaduto in 26 province. In Lombardia, è il caso di Brescia, che passa dal 26,7 al 24,5%, Lodi dal 24,9% al 21,1%, Pavia dal 30,7% al 25,3% e Sondrio dal 25,5% al 22,9%.

Effetto delle crisi da Covid e del carovita? Già nel 2008, anno della grande crisi, la letteratura ha evidenziato due possibili effetti opposti sulle immatricolazioni all’università: la diminuzione del reddito disponibile e l’incertezza possono ridurre la partecipazione universitaria, dato il costo di un investimento a lungo termine. D’altro canto, proprio in una fase di crisi, l’iscrizione all’università può essere percepita dai giovani come alternativa a un mercato del lavoro stagnante. Nella scelta sul proseguimento degli studi, pesano anche le condizioni di partenza, come evidenziato anche dall’ultimo rapporto Alma Laurea ‘Laureati e lavoro nel prima del mismatch’, presentato proprio all’Università degli studi di Brescia (il 32,2% dei laureati 2024 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario): una sorta di trappola della povertà educativa.