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Cronaca

Laghi, fiumi e canali pericolosi in Lombardia: il sacrificio di tante giovani vite

Dal Ticino al Lecchese: ogni volta il referto parla di choc termico, di asfissia per annegamento

Divieto di balneazione

Como,9 giugno 2019 - Ogni volta il referto parla di choc termico, di asfissia per annegamento. Ogni volta, spesso in località difficili da raggiungere per i mezzi di soccorso, accade l’irreparabile. E basta pochissimo. Un pomeriggio di caldo, una gita dietro casa e il richiamo - improvviso e incosciente - dell’acqua di un lago, di un fiume o di un canale. Superficie quasi piatta, davanti a una spiaggia improvvisata. E i rischi vengono regolarmente sottovalutati.

Come accaduto pochi giorni fa sulle sponde del Lago Maggiore. Sulla riviera varesina, a morire è stato un 17enne che il 5 giugno si è immerso nelle acque di Caldè, frazione di Castelveccana. I divieti di balneazione, naturalmente, ci sono. Ma i controlli non sono costanti ed è difficile riuscire a fare valere le norme. Sulla costa opposta, ad Arona, è stato invece un 14enne di Cerro Maggiore, a due passi da Legnano, inghiottito dalle fredde acque del Verbano domenica 2 giugno. Anche qui divieti e soccorsi del tutto inutili. Un copione identico ha portato via la vita di un ragazzino di soli 13 anni, che si era tuffato nell’acqua fredda del lago di Pusiano, a Bosisio Parini, nel Lecchese. Con il caso avvenuto a Como, il conto dei decessi accidentali a bagnanti improvvisati sulle sponde dei laghi lombardi. E la stagione di massimo rischio è appena iniziata.

Un altro punto caldo dell’estate appena agli esordi è quello dei canali. Il grande sistema di navigli e rogge irrigue che solca le campagne fuori Milano, dove per prevenire nuove tragedie il Consorzio Est Ticino Villoresi, che ha in carico tutta la rete, fatta anche di chilometri di strade alzaie, sta cercando di rafforzare i controlli e rendere più convincenti i divieti. Nuova segnaletica e avvisi multilingue, perché spesso sono più gli stranieri degli italiani - impossibilitati per ragioni economiche alle ferie - che scelgono il brivido di un bagno nell’acqua dolce di un alveo artificiale, con i rischi che ne conseguono.

«Anche noi abbiamo avuto qualche annegato», hanno spiegato i vertici. A ottobre di due anni fa, non a caso, sull’assenza di una barriera di protezione per un tratto cittadino del Naviglio Grande, a Turbigo, nel Milanese, si costruì un’indagine - al momento non ancora terminata - per omicidio colposo, sul caso di un bambino che in sella alla sua nuova bicicletta piombò nelle acque del canale, affogando.