Monza, filmava i festini a luci rosse coi clienti: escort romena condannata per estorsione

La donna, con la complicità del compagno, minacciava di divulgare in Rete le immagini degli incontri. Molte vittime, imbarazzate, non volevano testimoniare al processo

Monza, escort condannata per estorsione (Archivio)

Monza, escort condannata per estorsione (Archivio)

Monza, 11 aprile 2023 - Organizzava insieme al suo compagno festini a luci rosse che costavano a partire da 150 euro all'ora, ma che arrivavano anche fino a 2.000 euro per una notte se si aggiungevano altre escort, alcol e droga. E ai clienti adescati in Rete, quelli sfatti dagli eccessi, venivano sottratti bancomat e carte di credito usati per prelievi, acquisti e gioco online e anche girati filmati per ricattarli con la minaccia di rovinarli postandoli sui social.

Era la donna a minacciarli nel caso non volessero consumare il rapporto perché il suo aspetto non corrispondeva a quello mostrato su un sito di escort (dove infatti c'erano le foto di quando la donna era più giovane oppure di altre sconosciute). Ora G.B., romena 43enne, è stata condannata dal Tribunale di Monza a 6 anni e 7 mesi di reclusione per concorso in estorsione consumata e tentata, sfruttamento della prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il suo compagno, A.T., albanese di 36 anni, era già stato condannato con il rito abbreviato a 6 anni di reclusione.

La coppia, che viveva a Lissone, era stata arrestata nel 2017 per tentata estorsione dopo l'allarme lanciato da un 35enne di Macherio che, nonostante le minacce ricevute, aveva deciso di chiamare i carabinieri. Nessuno si è costituito parte civile al processo nei confronti della donna romena ma molte vittime, poi identificate dall'analisi del telefonino della romena, nonostante la vergogna e le improbabili giustificazioni, si sono presentate al dibattimento per raccontare la loro disavventura dopo la ricerca di una serata hot a pagamento. Altri invece, nonostante la convocazione da parte della Procura a presentarsi a testimoniare, non hanno raccolto quello che non è un invito ma un obbligo civile e i giudici hanno dovuto farli accompagnare in aula dai carabinieri.

La donna si difendeva sostenendo di essere a sua volta vittima del compagno. Per l'imputata la pubblica accusa aveva chiesto la condanna a 9 anni e mezzo di reclusione senza le attenuanti generiche, concesse invece dai giudici.