Epatite acuta nei bambini, sotto accusa l'adenovirus

Bassetti: "E' l'indiziato numero uno", Di Giorgio: "Potrebbe essere il grilletto che innesca la reazione"

Epatite nei bambini, proseguono le analisi

Epatite nei bambini, proseguono le analisi

Continuano a rimanere senza risposta molti degli interrogativi sulla misteriosa epatite che sta colpendo diversi bambini in tutta Europa. Se fino ad oggi non si è ancora arrivati a tratteggiare un quadro preciso di quali possano essere le cause dell'epatite acuta infantile, l'Organizzazione mondiale della sanità è riuscita ad escluderne alcune. "Non sono stati riscontrati collegamenti tra l'epatite acuta infantile e il consumo di alcun tipo di alimento o la somministrazione di medicinali o vaccini contro il Covid" affermano dall'Oms.

Le possibili cause dell'epatite

"Le cause continuano a essere effetto di un'approfondita indagine - ha  la specialista dell'agenzia Onu, Philippa Easterbrook -. Stiamo cercando una serie di fattori sottostanti, infezioni o non infezioni, che potrebbero alla base di questi casi". Per quanto si è potuto osservare si esclude la presenza dei virus che causano i  tipi di epatiti conosciute, ovvero A, B, C  D o E, così come dei batteri che causano le gastroenteriti nei bambini. Finora i casi riportati a livello mondiale sono 169, per sette di loro si è reso necessario un trapianto di fegato e un bambino è morto. Il possibile collegamento con un adenovirus - virus molto comuni che si trasmettono tra le persone e causano infezioni all'apparato respiratorio e digerente - è una delle ipotesi allo studio: finora è stato rilevato in 74 casi su 169. 

Adenovirus

A proposito di adenovirus, a chiarire un aspetto importante è l'ipotesi di Angelo Di Giorgio,  pediatra epatologo del Centro epatologia e trapianti pediatrici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, coordinatore dell'Area fegato-pancreas della Società italiana di gastroenterologia epatologia e nutrizione pediatrica: "Più che responsabile principale potrebbe essere il "grilletto" che innesca la reazione". "Dell'incremento in Gran Bretagna non conosciamo la ragione. Ma, a mio avviso il virus - ribadisce - non è necessariamente il principale responsabile. A livello di ipotesi penso ad un'alterata risposta immunitaria del bambino: il virus entra e attiva la risposta immunitaria che si innesca anche a discapito del fegato. Il virus funge da "grilletto", è un trigger si dice in medicina. Un trigger attiva il sistema immunitario, poi per un motivo che non conosciamo, la reazione del bambino diventa eccessiva e magari diretta contro un organo, in questo caso il fegato". 

Bassetti: "Niente fughe in avanti"

"Bisogna evitare le fughe in avanti: al momento l'indiziato numero è l'adenovirus. L'ipotesi è credibile, visto che per due anni i bambini non sono stati a contatto con i patogeni. Inoltre dallo studio inglese emerge che il 50% dei bambini che avevano sviluppato questo erano positivi all'adenovirus. Bisogna dunque essere attenti, ma non fare fughe in avanti, perché si tratta solamente di un'ipotesi". Ad affermarlo è l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.