Le interviste trappola nel vergognoso video in arabo che infanga Regeni

Fingono di girare un documentario sui rapporti Italia-Egitto, poi estrapolano frasi di Trenta, Gasparri e altri. Indignazione per la macchina del fango

Un fotogramma dal video egiziano (tradotto) che scredita la figura di Giulio regeni

Un fotogramma dal video egiziano (tradotto) che scredita la figura di Giulio regeni

Roma - Chi lo ha commissionato? I servizi egiziani? Gli stessi uomini accusati del suo omicidio? Le domande sull’ultimo parto della macchina del fango in rete si inseguono, da quando un ignobile documentario intitolato “La storia di Regeni“ e’ apparso su YouTube il giorno prima dell’udienza preliminare del procedimento che vede imputati quattro membri dei servizi segreti egiziani per la morte del ricercatore italiano, scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato senza vita il 3 febbraio successivo. Il filmato di 50 minuti si presenta come “il primo documentario che ricostruisce i movimenti strani di Giulio Regeni al Cairo” e contiene errori grossolani a partire dal nome del giovane ucciso, storpiato in ‘Regini’. Il profilo che ha pubblicato il video, “The Story of Regeni“, e’ apparso ieri con due trailer del documentario, poi ripreso da Al Jazeera e da altri network arabi. La versione in arabo con sottotitoli ha avuto gia’ oltre 40 mila visualizzazioni, quella senza sottotitoli meno di un migliaio.

“Chi incontrava Regini (sic) nella strade principali e in quelle laterali?!! Che cosa chiedeva a loro?” è la domanda posta nella presentazione del filmato, che vede Regeni interpretato da un attore e porta avanti la tesi secondo la quale il ricercatore lavorava consapevolmente per servizi segreti stranieri. Il documentario ospita interviste al senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, all’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e all’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare Leonardo Tricarico. Non ci sono informazioni sugli autori del documentario, che può essere interpretato come un tentativo di screditare l’inchiesta il giorno prima dell’udienza. Indignati i commenti degli utenti, che lo bollano come operazione vergognosa o macchina del fango.

Dura la reazione dell’ex ministro Elisabetta Trenta: “Il documentario che infanga il nome di Giulio Regeni insinua che fosse una spia dei fratelli Musulmani. Il video contiene varie interviste a diversi soggetti italiani, tra cui ex generali, parlamentari e anche un’intervista alla sottoscritta. Vorrei chiarire a tutti che sono stata contattata dal sig. Mahmoud Abd Hamid che si è presentato come rappresentante dell’emittente araba Al Arabiya in Italia. Ha scritto che la loro troupe era a Roma per svolgere un film documentario sui rapporti diplomatici ed economici fra Italia ed Egitto. Se avessi saputo che la mia intervista sarebbe finita in un documentario che considero vergognoso e inaccettabile, naturalmente non avrei mai dato il mio consenso. Sono dunque stata tratta in inganno (peraltro la mia intervista, della durata di circa mezz’ora, è stata ridotta a pochi minuti) e mi auguro si faccia luce il prima possibile su quanto accaduto. Colgo l’occasione per ribadire la mia più sentita vicinanza alla famiglia Regeni“.

 “Alla vigilia dell’udienza preliminare del processo per i quattro 007 egiziani imputati dell’uccisione di Giulio Regeni spunta il vergognoso documentario, di produzione ignota, che infanga ancora una volta la memoria di Giulio. L’ennesimo inaccettabile tentativo di depistaggio’’. Lo scrive in una nota Erasmo Palazzotto, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. “E’ molto grave che esponenti italiani, politici e militari, si siano prestati a questa operazione ignobile. E’ grave che Gasparri abbia gettato discredito non solo su Giulio Regeni ma sul suo stesso Paese giustificando di fatto gli oltraggi ricevuti dai nostri magistrati da parte egiziana. La Commissione che presiedo non tralascerà alcun dettaglio e cercherà di fare luce su ogni zona d’ombra di questa vicenda. Ma alimentare la cultura del sospetto, continuando a fare allusioni su Cambridge senza alcuna evidenza, contribuisce a distogliere l’attenzione dal Cairo dove Giulio Regeni è stato ucciso e dove ancora oggi si trovano impuniti i suoi torturatori e i suoi assassini“.

 E' stata inatnto rinviata al 25 maggio l'udienza preliminare del processo per la morte di Regeni, che vede alla sbarra quattro 007 egiziani. Il Gup del Tribunale di Roma, Pierluigi Balestrieri, ha accolto il legittimo impedimento, a causa del Covid, di uno dei difensori d'ufficio degli imputati. In aula, oltre al pm Sergio Colaiocco, erano presenti il procuratore capo, Michele Prestipino, i genitori di Giulio  Regeni, Paola Deffendi e Claudio Regeni. Gli imputati sono Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, maggiore della National Security egiziana. Le accuse, a seconda delle posizioni, sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.