Arnaldo Liguori
Arnaldo Liguori
Cronaca

Crisi climatica, gli eventi estremi sono aumentati del 480% in dieci anni: Lombardia seconda regione più colpita

Il rapporto annuale di Legambiente ne conta 351 in Italia (49 solo in Lombardia). Milano terza in classifica per esondazioni e nubifragi: “E non abbiamo alcuna strategia di prevenzione”

Una donna cammina per il quartiere di Ponte Lambro durante l'esondazione avvenuta a giugno 2024

Una donna cammina per il quartiere di Ponte Lambro durante l'esondazione avvenuta a giugno 2024

Milano – Nubifragi, esondazioni, grandinateondate di caldo estremo, franesiccità. Quelle in tempi passati si sarebbero chiamate catastrofi, o castighi divini, sono diventate una questione quotidiana. Secondo l’ultimo rapporto annuale di Legambiente, nel 2024, in Italia, si sono registrati 351 eventi climatici estremi: mediamente, quasi uno al giorno. E la Lombardia, con 49 eventi, è la seconda regione più colpita, preceduta dall’Emilia-Romagna (52) e seguita dalla Sicilia (43), dal Veneto (41) e dal Piemonte (22). Per comprendere l’impennata di questa crisi climatica basti pensare che rispetto al 2015 sono aumentati a livello nazionale del 485 per cento.

Superati tutti i record (negativi)

C’è il pericolo di abituarsi al fatto che quasi ogni giorno l’asticella climatica si alza di una tacca. Eppure quest’anno è stato l’anno più caldo di sempre ed è stata superata per la prima volta la soglia di 1,5 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali. Il mese di novembre 2024 è stato il secondo più caldo a livello globale e anche la temperatura superficiale media marina per il mese di novembre 2024 ha registrato livelli record, con 20,6 gradi Celsius.

Ma anche a livello locale stiamo superando ogni limite. Ecco alcune cose registrate in Lombardia questo e lo scorso anno: la temperatura più alta dal 1763, la siccità peggiore degli ultimi sette decenni, la massima quantità di pioggia caduta in un giorno degli ultimi 170 anni, il livello più alto del lago di Garda dal 1977 e anche quello più basso dal 1950, i più alti cumuli di neve dell’ultimo decennio, il più rapido scioglimento dei ghiacciai di sempre, la maggiore frequenza di temporali in un mese a memoria d’uomo.

Allagamenti ed esondazioni

Il 2024, secondo il rapporto di Legambiente, è stato segnato da 134 casi di allagamenti da piogge intense, 62 casi di danni da vento, 46 esondazioni fluviali che hanno causato danni, 34 eventi con danni da siccità prolungata, 30 danni da grandinate, 19 casi di frane causate da piogge intense, 9 danni alle infrastrutture, 8 da mareggiate, 2 al patrimonio storico e 1 caso di temperature record. A vedere la crescita maggiore sono stati i danni da siccità prolungata (+54 per cento rispetto al 2023), da esondazioni fluviali (+ 24) e da allagamenti dovuti alle piogge intense (+12), con un’Italia divisa in due tra poca e troppa acqua.

Seveso e Lambro: un caso studio

Tra le città più colpite in Italia spicca, in terza posizione, Milano. Questo a causa dei recenti nubifragi e, soprattutto, delle frequentissime esondazioni – oltre una ventina in pochi anni – dei fiumi Seveso e Lambro. Il Seveso, in particolare, rappresenta un vero e proprio caso di studio per Legambiente. È il vero “fiume di Milano” ma, si legge nel rapporto, “non si vede perché è sotterraneo in tutto il territorio comunale, per cui la vera opera necessaria per rimetterlo in sicurezza sarebbe riportarlo alla luce”.

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“È piuttosto complicato ovviamente – si legge nel rapporto – ma i ragionamenti dovrebbero andare in questa direzione, modificando le scelte insediative e recuperando le dismissioni per ripristinare la valle fluviale. Tutte azioni che costano. Costa recuperare e bonificare aree dismesse per trasformarle in aree di espansione fluviale (anche perché sono tutte aree che, a Milano, sono fortemente appetite dalla speculazione immobiliare)”.

“Il Governo non fa prevenzione”

“Nel 2024 l’Italia – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è stata travolta da una nuova ondata di eventi meteo estremi e ancora una volta si è fatta trovare impreparata. Il Governo Meloni, in oltre due anni di attività, non ha messo in campo nessuna strategia di prevenzione con interventi mirati, che permetterebbero di risparmiare il 75 per cento delle risorse spese per riparare i danni post emergenza, e non ha stanziato i finanziamenti necessari per le azioni prioritarie del Pnacc, fondi non previsti neanche nella legge di bilancio appena approvata. Auspichiamo che nel 2025 da parte dell’esecutivo ci sia un’assunzione di responsabilità diversa nella lotta alla crisi climatica: servono più risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento.

Cosa c’entra il riscaldamento globale

Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), cioè il più importante ente di studio scientifico sulla crisi climatica, il riscaldamento globale causato dall’accumulo di gas serra nell’atmosfera sta intensificando la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi. Migliaia di studi hanno confermato che l’aumento delle temperature globali sta intensificando il ciclo idrologico, portando a una maggiore evaporazione e a una maggiore umidità nell’aria. Questo alimenta piogge più intense e tempeste più violente.

Gli oceani più caldi forniscono energia aggiuntiva per cicloni tropicali, uragani e tifoni, aumentando la loro intensità e capacità distruttiva. Studi riportati dalla Nasa e dal National oceanic and atmospheric administration mostrano che l’intensità dei cicloni è cresciuta con l’aumento delle temperature superficiali del mare.

Alterando i modelli di precipitazione, il cambiamento climatico riduce le piogge in alcune aree e prolungando i periodi di siccità. Questo fenomeno, combinato con un aumento delle temperature, accelera l’evaporazione, esacerbando la scarsità idrica e l’aridità in molte regioni.

Senza una riduzione di gas climalteranti (prima fra tutti l’anidride carbonica), gli scienziati hanno avvertito a più riprese che nei prossimi anni è previsto un aumento degli eventi meteorologici estremi, soprattutto nell’area del Mediterranea, una delle più fragili del pianeta.