Covid oggi, Pregliasco: “Piccole onde di contagi, dobbiamo abituarci”

Il virologo traccia un quadro della situazione, mentre si avvicina il possibile verdetto dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla fine della pandemia

Nuove varianti Covid

Nuove varianti Covid

Milano, 3 maggio 2023 –  Il Covid? Un virus 'quattro stagioni'. E inaugura così l'era 'wavelet', il tempo delle piccole onde. Si tratta di una sorta di nuova normalità, tratteggiata in un'analisi sulla rivista 'Nature'.

Ad avere questa stessa visione diversi mesi fa era stato anche il virologo italiano Fabrizio Pregliasco che da tempo, provando a immaginare uno scenario di convivenza con Sars-CoV-2, prospetta un andamento epidemico caratterizzato da “​​​​​​onde come quelle di un sasso in uno stagno. Salvo l'insorgenza di nuove varianti”, puntualizza all'Adnkronos Salute.

L'esperto traccia un quadro della situazione, mentre si avvicina il possibile verdetto dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla fine della pandemia (la riunione del Comitato che dovrà esprimere un parere sulla possibilità di archiviare l'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, Pheic, è fissata per domani 4 maggio).

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“Quello che emerge - evidenzia Pregliasco - è che non c'è una stagionalità” di Covid “come quella dell'influenza, ma onde di contagi - onde non pesanti, non rilevanti in questo momento - con qualche inclinazione alla crescita di questo brodo di varianti”.  Una 'zuppa' in cui non c'è un ingrediente - una figlia di Omicron - che prende il sopravvento.

"In qualche modo queste varianti competono l'una con l'altra” e sono più o meno facilitate nella loro diffusione “alla luce della quota di immunità ibrida di una popolazione in un determinato momento”.

In altre parole, analizza il docente dell'università Statale di Milano, "se c'è stata un'onda recente con una variante Omicron simile a quella che sta circolando, gran parte della popolazione - con i vaccini e con le infezioni recenti - schiva la nuova onda successiva. Ma se arriva una variante nuova o se l'ondata precedente è più vecchia, più lontana nel tempo, allora è possibile che una quota parte di persone perda la protezione, che sappiamo essere all'incirca comunque intorno a 6 mesi".

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Quindi, conclude Pregliasco, "non ci troviamo più davanti a un'onda pandemica unica, ma a tante onde, e tra l'altro desincronizzate l'una con l'altra. Le varianti che stanno prevalendo sono quelle che determinano in termini anche evolutivi l'interesse del virus. Alla fin fine, dunque, sono quelle con maggiore contagiosità, ma che non determinano grossi problemi” all'ospite.