Coronavirus in Lombardia, 62 nuovi casi e 6 morti. I ricoverati scendono sotto quota mille

Un numero mai così basso dal 4 marzo. Il rapporto nuovi contagi/tamponi effettuati cala allo 0,88%. Dei casi odierni, 18 sono debolmente positivi

Coronavirus

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Milano, 23 giugno 2020 - Oggi in Lombardia sono stati registrati 62 nuovi positivi al coronavirus, di cui 23 a seguito di test sierologici, e 6 morti. In totale dall'inizio dell'epidemia ci sono stati 93.173 contagi e 16.579 decessi. Ieri i nuovi contati erano 143 e le vittime tre. I tamponi effettuati sono 6.986 (in totale 971.721), per un rapporto nuovi contagi/tamponi effettuati che scende allo 0,88% dall'1,8%. di ieri. I guariti/dimessi sono 790 (totale a 63.690), mentre gli attualmente positivi 12.904 (-734). Le persone in terapia intensiva sono 51 (dato uguale a ieri), 910 i pazienti ricoverati negli altri reparti (-137).

Era dal 4 marzo che in Lombardia i ricoverati affetti da coronavirus non scendevano sotto le mille unità. "Oggi abbiamo una sostanziale buona notizia - ha commentato i numeri Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare - i pazienti ricoverati nei reparti degli ospedali scendono sotto quota mille, con un calo di 137 unità rispetto a ieri. Dei 62 casi positivi di oggi, 23 sono riferiti a tamponi effettuati a seguito di una positività riscontrata al test sierologico, 3 sono stati eseguiti a ospiti delle RSA e uno a un operatore socio-sanitaro. Nel complesso, i casi debolmente positivi di oggi sono 18". 

Coronavirus in Lombardia 23 giugno
Coronavirus in Lombardia 23 giugno

I numeri nelle province

Guardando al dettaglio per territori, ammontano a 24.210 (+26) i positivi al coronavirus nella provincia di Milano, di cui 10.304 (+15) a Milano città. Quanto alle altre province, a Bergamo i positivi sono 14.177 (+6), a Brescia 15.505 (+6), a Como 4.068 (+2), a Cremona 6.587 (+2), a Lecco 2.818 (+1), a Lodi 3.559 (+1), a Mantova 3.447 (+2), a Monza 5.740 (+4), a Pavia 5.546 (+4), a Sondrio 1.569 (+1), a Varese 3.877 (+2). I casi in fase di verifica sono 2.070. 

Coronavirus nelle province lombarde 23 giugno
Coronavirus nelle province lombarde 23 giugno

Pregliasco: "I dati migliori di sempre"

Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano interpellato da Adnkronos Salute, i dati di oggi "sono il risultato migliore di sempre, anche in Lombardia con pochissimi casi, molti dei quali determinati in Regione per le indagini sierologiche quindi riguardanti soggetti non sintomatici, riscontrati a posteriori. Anche se i tamponi fatti non sono tantissimi, siamo di fronte a una situazione che si conferma positiva nonostante le aperture che via via si succedono e che comunque non devono farci abbassare la guardia nel prossimo futuro". 

Indagine sierologica nel Bresciano

Circa 13mila cittadini di 13 Comuni del Bresciano saranno sortoposti a test sierologico, nell'ambito una nuova indagine sierologica al fine di verificare la circolazione del coronavirus nei Comuni maggiormente colpiti dall'epidemia e nella fascia di popolazione più vulnerabile, rappresentata dai cittadini con età tra i 65 anni ed i 74 anni. Si trata di un'iniziativa promossa da Regione Lombardia insieme ad Ats di Brescia e della Montagna.

La richiesta della Regione all’Iss: "Adesso i tamponi positivi si devono pesare"

I tamponi positivi si devono iniziare a “pesare: questo è il succo della richiesta partita ieri dalla Regione verso l’Istituto superiore di sanità, sulla base di uno studio condotto tra Lombardia, Emilia e Toscana con capofila il laboratorio di Virologia molecolare diretto dal professor Fausto Baldanti al San Matteo di Pavia. I ricercatori hanno preso i campioni ancora "debolmente positivi" di 274 pazienti clinicamente guariti dal Covid e li hanno messi in coltura con cellule vive in laboratorio, scoprendo che solo in 8 il virus era ancora in grado di infettarle. Tradotto, solo il 3% era contagioso. E gli stessi risultati, ha aggiunto il direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi, "li abbiamo ottenuti anche noi, il professor Massimo Clementi (del San Raffaele, sono i dati citati da Alberto Zangrillo quando disse in tv che “il virus è clinicamente morto”, ndr ), l’ospedale di Treviso", che si è attirato gli strali del professor Andrea Crisanti, che anche ieri in televisione bollava le osservazioni sull’indebolimento del virus come "chiacchiere non basate su esperimenti" (definendo tuttavia "una certezza" la prospettiva di una seconda ondata pandemica).

Galli: "Rischio infezioni da fuori, Covid non si è rabbonito"

Nonostante i dati positivi, va cauto Massimo Galli, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'ospedale "Sacco" di Milano. Ad Agora' su Raitre, ha parlato della situazione in Germania e ha sottolineato che "dall'estero ci sono rischi di infezione da coronavirus, basta vedere quello che sta succedendo in con i mattatoi. Ma questo lo sapevamo gia' quando si e' deciso di riaprire i nostri confini. L'importante e' che a livello di ogni regione sia approntato un apparato di sorveglianza tale da monitorare e migliorare l'attenzione e l'organizzazione quando arrivano turisti stranieri".  "Il problema è che il virus non si è affatto rabbonito e presenta una capacità di diffusione maggiore in caso di un focolaio nuovo: i nuovi infetti saranno più efficienti nel trasmettere l'infezione rispetto ai vecchi infetti, che magari da tempo coabitano con virus", ha aggiunto Galli.  -

L'analisi: "Pandemie sempre più frequenti. dobbiamo farci trovare preparati"

A proposito di errori, è intervenuto Walter Ricciardi, docente di Igiene dell’Università Cattolica, ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e membro designato dal governo italiano a rappresentare l’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da ieri nominato nuovo direttore scientifico degli Istituti Clinici Scientifici (Ics) Maugeri. "In Italia possono essere stati fatti degli errori nella gestione della pandemia di Covid-19, soprattutto di comunicazione - ha detto Ricciardi - ma si tratta di errori evitabili e dobbiamo tenerne conto per la prossima pandemia. Perché questi fenomeni saranno sempre più frequenti, e la formazione sarà cruciale per la preparazione". E ha sottolineato: "Nei 2000 anni precedenti le pandemie si sono contate sulle dita di una mano. Dal XX secolo ci sono già state 6 pandemie e la rapidità degli spostamenti, la promiscuità delle nostre vite renderanno questi fenomeni costanti. O noi ci attrezziamo per prevenirle o ci troveremo a fare i conti sempre più spesso con questi fenomeni".