Coronavirus, Galli: "Rischio infezioni da fuori, Covid non si è rabbonito"

L'infettivologo: "Tornare a lavoro senza la necessità di un secondo tampone negativo? C'è un linea del Piave da non superare"

L'infettivologo Massimo Galli

L'infettivologo Massimo Galli

Milano, 23 giugno 2020 - "E' evidente che ci siano dall'estero rischi di infezione da coronavirus, basta vedere quello che sta succedendo in Germania con i mattatoi. Ma questo lo sapevamo gia' quando si e' deciso di riaprire i nostri confini. L'importante e' che a livello di ogni regione sia approntato un apparato di sorveglianza tale da monitorare e migliorare l'attenzione e l'organizzazione quando arrivano turisti stranieri". Sono queste le parole di Massimo Galli, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'ospedale "Sacco" di Milano, ad Agora' su Raitre, riguardo l'attuale situazione dopo il periodo di emergenza. 

"Il problema è che il virus non si è affatto rabbonito e presenta una capacità di diffusione maggiore in caso di un focolaio nuovo: i nuovi infetti saranno più efficienti nel trasmettere l'infezione rispetto ai vecchi infetti, che magari da tempo coabitano con virus", ha aggiunto Galli. 

L'esperto è poi intervenuto nel dibattito innescato dalle nuove indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) riguardo la possibilità che chi è stato contagiato da Sars-Cov-2 possa tornare a lavoro senza la necessità di un secondo tampone negativo e ha sottolineato che "c'è una Linea del Piave da non superare".  La ripresa del lavoro a fronte di un tampone che ha ancora qualche traccia di virus, ha spiegato Galli, può avvenire "se le attività lavorative permettono il giusto distanziamento, ma non in situazioni come il mattatoio tedesco, dove si lavora gomito a gomito. Così come non può essere possibile per gli operatori sanitari, per chi lavora nelle Rsa, per le persone a contatto con il pubblico e per i parenti di persone con fattori di rischio elevati. In quel caso deve restare il principio di precauzione".

L'infettivologo ha poi ammesso: "Sui tamponi siamo stati una schifezza. Da questo punto di vista forse anche noi siamo un sistema sanitario debole. E' un po' di giorni che dico 'più test e meno plexiglas', perché le persone che poi si ritrovano il carico della prevenzione tutto sul proprio collo possono poi avere atteggiamenti eccessivamente trasgressivi. Ma non hanno avuto dalle autorità sanitarie tutto l'appoggio che avrebbe dovuto avere".