Coronavirus Lombardia, 165 nuovi casi e 23 decessi: risale il rapporto tamponi/contagi

Il dato si attesta all'1,8% contro l'1,5% di ieri. Dei nuovi malati Covid, 87 sono "debolmente positivi"

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Milano, 20 giugno 2020 - Ogi in Lombardia sono stati registrati 165 positivi al coronavirus e 23 morti. Dall'inizio dell'epidemia, il totale sale a 92.840 casi e 16.557 decessi. I tamponi effettuati sono stati 9.314 (in totale 949.134), con un rapporto odierno sui positivi dell'1,8%. I guariti/dimessi sono stati 276 (totale a 62.372), mentre gli attualmente positivi sono calati di 134 unità a 13.911. "Dei 165 positivi di oggi, di cui 87 debolmente positivi, 102 riguardano tamponi eseguiti a seguito di positività ai test sierologici, quattro sono riferiti a operatori socio sanitari e 8 a ospiti delle Rsa", ha commentato l'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera. Ieri, a fronte di 10.464 tamponi, c'erano stati 157 positivi e 18 decessi per un rapporto fra tamponi giornalieri processati e nuovi casi dell'1,5%. 

Coronavirus Lombardia, i dati del 20 giugno
Coronavirus Lombardia, i dati del 20 giugno

I dati delle province

Guardando ai dati odierni nelle singole province, spiccano gli 'zero' in quella di Pavia e soprattutto di Lodi, dove quattro mesi fa tutto era partito. In provincia di Milano sono stati invece registrati 69 contagi, che portano il totale a 24.130, di cui 26 in città (totale a 10.256). Ieri i casi erano stati 43 nella Città metropolitana e 22 a Milano. Le altre province lombarde in cui si registrano più contagi sono Bergamo 14.096 (+31) e Brescia 15.442 (+27). Per quanto riguarda la situazione nelle altre, Como 4.051 (+8); Cremona 6.576 (+2); Lecco 2.815 (+4); Lodi 3.554 (0); Mantova 3.440 (+3); Monza e Brianza 5.727 (+8); Pavia 5.533 (0); Sondrio 1.563 (+6); Varese 3.854 (+5).

Coronavirus Lombardia, i dati del 20 giugno per provincia
Coronavirus Lombardia, i dati del 20 giugno per provincia

Svolta dei virologi: i positivi non sono malati

I contagiati non sono malati, ormai sviluppano anticorpi in maniera asintomatica. Certi report diffondono paure irrazionali sul Covid, senza riflettere il reale andamento dell’epidemia. Statistiche che gli scienziati giudicano tardive, incomplete, evocatrici di misure stringenti alle quali si fatica a dare credito. Al pronto soccorso, nella pratica quotidiana, i casi gravi sembrano scomparsi. Come afferma il professor Giuseppe Remuzzi, "i nuovi positivi al Coronavirus non sono più contagiosi, rispetto alla prima fase di pandemia la carica virale è notevolmente diminuita".llustri clinici confermano la svolta in atto: "Mi piace essere vicino al professor Remuzzi – ha dichiarato Matteo Bassetti, infettivologo a Genova e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva – perché il direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano è il ricercatore italiano più evoluto. Ci ritroviamo a dire praticamente la stessa cosa, cioè che gli asintomatici non sono tutti uguali, la maggioranza di questi potrebbe anche non trasmettere il virus, e su questo dobbiamo per forza fare una riflessione". Da giorni i professori ribadiscono che esistono soggetti con differenti cariche virali, che non sono capaci di trasmettere l’agente infettivo.

Covid, aspettativa di vita ridotta fino a 6 anni

Nel 2020 l'aspettativa di vita sarebbe scesa di due anni, soprattutto nelle Province del Nord, e fino a 6 anni in quelle maggiormente colpite dal coronavirus. Lo riporta l'Istat nel rapporto "Covid-19 e scenari di mortalità". Come prima firma tra i curatori c'è  proprio il presidente dell'Istituto, il demografo Gian Carlo Blangiardo. "Si passerebbe da una speranza di vita alla nascita di quasi 84 anni, a una di circa 82", nell'ipotesi "moderata", ma ci sono anche gli scenari "ottimista" e "pessimista". Nello scenario peggiore le provincie di Bergamo e Cremona, dove si sono contati contagi e morti, vedrebbero la speranza di vita alla nascita ridursi di oltre 5 anni. A Bergamo, sempre nel caso "pessimista", chi ha compiuto 65 anni avrebbe un'aspettativa di vita ridotta fino a sei anni.

La ricerca: medici spaventati e in difficoltà

Difficoltà a ottenere tamponi per diagnosi tempestive, mancanza di dispositivi di protezione individuale e assenza di chiare indicazioni cliniche e operative. Sono solo alcuni degli elementi che emergono da una ricerca – per ora senza precedenti a livello nazionale – condotta dall’Ordine dei medici della provincia di Brescia, basata su un sondaggio a cui hanno aderito 1841 medici (il 27% del totale) di uno dei territori più colpiti dal Covid-19. L’obiettivo della ricerca era duplice: da una parte tracciare una rotta per affrontare al meglio una nuova emergenza evidenziando proprio quegli aspetti che più di altri sono stati carenti; dall’altra far emergere il vissuto dei dottori, molti dei quali personalmente colpiti dalla malattia. L’altro elemento di rilievo emerso è l’inadeguatezza della gestione dell’emergenza a livello istituzionale. I medici inoltre sono convinti che, davanti a un futuro incerto, sia necessario prepararsi ad ogni scenario con tamponi a tutti i casi sospetti anche a domicilio, maggiori risorse ai medici di famiglia e Covid hospital dedicati.

Senza sintomi clinici 69,1% positivi sotto i 60 anni

Secondo uno studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler (Fbk) di Trento, il 69,1% di tutti i soggetti con meno di 60 anni che hanno contratto l'infezione in Lombardia non ha sviluppato sintomi clinici. In merito a quanto emerso dallo studio si è espresso il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco: "Finalmente si sta chiarendo il quadro di Covid-19, e in particolare quella zona grigia composta da soggetti asintomatici o paucisintomatici. Covid-19 si sta rivelando una malattia molto variegata".