Coronavirus, studio: in Lombardia senza sintomi clinici 69,1% positivi sotto i 60 anni

Il virologo Pregliasco: si chiarisce quadro "zona grigia" di asintomatici e paucisintomatici. E sottolinea: "Sars-CoV-2 è arrivato dalla Cina molto prima di quanto non si pensasse"

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Milano, 19 giugno 2020 - Secondo uno studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler (Fbk) di Trento, il 69,1% di tutti i soggetti con meno di 60 anni che hanno contratto l'infezione in Lombardia non ha sviluppato sintomi clinici. In merito a quanto emerso dallo studio si è espresso il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco: "Finalmente si sta chiarendo il quadro di Covid-19, e in particolare quella zona grigia composta da soggetti asintomatici o paucisintomatici. Covid-19 si sta rivelando una malattia molto variegata".

I ricercatori della Fondazione Bruno Kessler di Trento, in collaborazione con istituzioni sanitarie lombarde e atenei milanesi e Usa, hanno condotto una ricerca su 4.326 persone in Lombardia. Dall'analisi, disponibile online nell'archivio arXiv, in attesa di pubblicazione su rivista scientifica, è emerso che il 69,1% di tutti i soggetti con meno di 60 anni che hanno contratto l'infezione da Sars-Cov-2 non ha sviluppato sintomi clinici (definiti in questa analisi come sintomi respiratori o febbre sopra i 37,5 gradi). Il 6,9% degli infetti con più di 60 anni ha avuto sintomi critici, tali cioè da richiedere cure intensive o da poter causare il decesso. In generale, il rischio di avere sintomi cresce con l'età mentre è sostanzialmente uguale negli uomini e nelle donne. In queste ultime è inferiore, del 53,5%, il rischio di avere sintomi critici.

Lo studio è importante per evidenziare la percentuale degli infetti sintomatici nelle diverse fasce d'età, e cioè individui infetti dal virus che mostrano sintomi clinici. Ad esempio gli individui sotto i 20 anni nell'81,4% dei casi appaiono senza sintomi clinici anche se hanno sviluppato l'infezione. Le infezioni senza sintomi clinici negli individui con più di 80 anni scendono al 33,1%. "Abbiamo stimato la probabilità di sviluppo di malattia critica a seguito dell'infezione, trovando che è particolarmente alta nelle fasce di età più anziane (il 18.6% negli infetti con più di 80 anni), e questo ce lo aspettavamo. Ma abbiamo anche visto che le donne hanno un rischio minore e il perché, anche in attesa di altri studi che confermino questi risultati, resta ancora tutto da chiarire", commenta Stefano Merler, epidemiologo Fbk e autore dello studio. 

Parlando dello studio di Trento Pregliasco ha sottolineato: "Si tratta dunque di soggetti asintomatici o paucisintomatici, che hanno risolto l'infezione senza problemi". Un gruppo "rimasto finora in una zona grigia", che finalmente "sta emergendo e che ci permette di avere un quadro più completo di conoscenze sul virus", ribadisce l'esperto, precisando comunque che il lavoro "non è ancora pubblicato, dunque attendiamo di leggerlo". 

"Anche la presenza del virus in Italia si sta retrodatando - osserva l'esperto - grazie ai risultati dello studio dell'Istituto superiore di sanità che ha rilevato tracce del virus nelle acque reflue di Torino e Milano già a dicembre. In Italia, dunque, ci sono stati torrenti e focolai plurimi che hanno alimentato" il fiume del virus. "Sars-CoV-2 è arrivato dalla Cina molto prima di quanto non si pensasse, in modi diversi, probabilmente anche grazie ai voli diretti con Wuhan". E il misterioso paziente zero, che per un certo periodo di tempi si è sostenuto di origine tedesca? "Di sicuro quello non sarà stato il solo o il primo ingresso del virus nel nostro Paese", conclude Pregliasco. 

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