
San Vittore Olona (Milano) – Per Andrea Russo è iniziato il conto alla rovescia, verso l’addio al reddito di cittadinanza. Senza figli o familiari a carico, il 45enne di San Vittore Olona, nel Milanese, pur non avendo ancora ricevuto l’ormai famoso sms dell’Inps dovrebbe rientrare nella platea degli "occupabili" al centro della stretta sul sussidio.
"Io voglio lavorare e non voglio vivere di sussidi – spiega – ma nella mia situazione questi soldi sono indispensabili per arrivare alla fine del mese". I 680 euro mensili del reddito di cittadinanza integrano infatti uno stipendio di 420 euro al mese, con un contratto da 15 ore settimanali per occuparsi delle pulizie in un’impresa di Legnano. Il totale fa poco più di mille euro al mese. Tutti spesi per affitto, bollette e cibo.
Andrea Russo, che cosa farà quando verrà meno il reddito di cittadinanza?
"Secondo i miei calcoli dovrei riceverlo fino a dicembre. Poi non potrò fare altro che rivolgermi ai servizi sociali del Comune, perché non riuscirò più ad arrivare alla fine del mese. Solo per l’affitto pago 500 euro al mese. Poi ci sono le bollette, la spesa al supermercato. Il problema è che è stata fatta di tutta l’erba un fascio. Invece di colpire chi prende il reddito di cittadinanza ma lavora in nero hanno scelto di togliere un sostegno anche a persone che hanno un impiego regolare ma non percepiscono uno stipendio sufficiente per vivere".
Lei ha un lavoro da 15 ore settimanali. Si sta muovendo anche per cercare un’altra occupazione?
"Sono impegnato di continuo nella ricerca di lavoro, ma gli stipendi che vengono offerti sono da fame. Ho appena fatto un colloquio per lavorare come vigilante in una grossa catena di supermercati, e hanno parlato di una retribuzione oraria di circa quattro euro, che salgono a cinque nelle ore notturne. Ma stiamo scherzando? Io voglio lavorare, ma con uno stipendio dignitoso. Non voglio essere uno schiavo".
Diverse aziende che fanno fatica a trovare personale danno anche la colpa al reddito di cittadinanza. Che cosa ne pensa?
"Penso che se un’impresa non trova personale è per colpa delle condizioni che offre. Io ho fatto il barista per 25 anni, gestendo per un periodo anche un locale con altri soci a Pero, e non è vero che nel settore si viene pagati duemila euro al mese. Ci sono paghe in nero non solo in Italia ma anche in Germania, condizioni di sfruttamento. Mi è capitato di lavorare per 1.500 euro al mese dalle 7 del mattino fino a sera, con solo mezza giornata di riposo settimanale. Io, a 45 anni, non sono più disposto ad accettare certe cose".
In caso di necessità sarebbe disposto a tornare a fare il barista?
"In quel settore non ci torno, perché fisicamente non ce la faccio. In tanti anni non sono riuscito a risparmiare niente e mi sono rovinato il fisico, tanto che adesso non posso più sollevare pesi.
Si discute sul salario minimo. Per lei sarebbe la soluzione?
"Dipende da quanto è il minimo, per ora vedo solo confusione. Di certo bisognerebbe aumentare gli stipendi per adeguarli al costo della vita, e sostenere anche dal punto di vista fiscale chi ha redditi bassi. Invece questo Governo continua a colpire i poveri. Ho perso il lavoro durante la pandemia, e senza reddito di cittadinanza sarei rimasto con l’acqua alla gola".