REDAZIONE CRONACA

Caso Moby, “lobbismo ma non reato”: cadono le accuse per Davide Casaleggio

Accolta dal gip di Milano la richiesta di archiviazione anche per altre 4 persone. Per il fondatore del M5S Beppe Grillo e per l’armatore Vincenzo Onorato attesa richiesta di processo

Davide Casaleggio (Ansa)

Attività di lobbismo e non traffico di influenze illecite. Per questo il gip di Milano Tiziana Gueli ha accolto la richiesta di archiviazione, avanzata dal pm Cristiana Roveda e dall'aggiunto Maurizio Romanelli, per Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del M5s Gianroberto, e per altre 4 persone nell'ambito dell'inchiesta che invece è stata chiusa in vista della richiesta di rinvio a giudizio per Vincenzo Onorato, alla guida delle compagnie Moby e Cin, e per Beppe Grillo.

Il giudice, in base alla giurisprudenza e in linea con l'istanza della Procura, ha ritenuto che nel comportamento delle cinque persone archiviate non c'è traccia di una attività finalizzata alla commissione di un reato che produca vantaggi per il privato committente, ossia i vertici delle compagnie marittime, malgrado siano stati accertati dei versamenti di denaro, anche attraverso contratti di consulenza, a presunti intermediari, ora scagionati dalle accuse. 

Per questo, lo scorso 11 aprile, il gip ha ritenuto di accogliere la proposta di far uscire dal procedimento anche Achille Onorato, figlio dell'armatore, Ernesto Carbone, avvocato, ex parlamentare dell'Italia dei Valori e ora consigliere laico al Csm, Sabrina di Stefano, ex coordinatrice per l'Abruzzo dell'Esercito di Silvio - Forza Italia e Roberto Mercuri, ex braccio destro del banchiere Fabrizio Palenzona (che nulla c'entra con questa vicenda). 

Per Grillo e Onorato, dopo la chiusura dell'inchiesta a marzo, è attesa la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo l'accusa, il comico avrebbe perorato tre fronti che stavano a cuore ad Onorato, suo amico, per "consentire” alla compagnia di navigazione “di conseguire un indebito vantaggio patrimoniale a prescindere da una valutazione dell'interesse pubblico”. E lo avrebbe fatto attraverso “parlamentari eletti per il Movimento 5 stelle nominati ministri dei governi in carica all'epoca”, tra il 2018 e il 2019, ossia Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e Stefano Patuanelli. E in cambio avrebbe incassato 240mila euro con contratti per “contributi redazionali per il marchio Moby” sul suo blog, ma anche “l'organizzazione” di comizi elettorali.