Milano – L’ultimo caso lombardo riguarda un 25enne che, a Milano, è stato travolto da una valanga di insulti e pesanti minacce per la sua omosessualità che lo hanno costretto a dormire a casa di amici sempre diversi ogni notte. Si allunga così l’elenco delle vittime di omolesbobiatransfobia che vede la regione al secondo posto in Italia per numero di vittime: sono oltre 190 quelle rilevate dal bollettino di ordinaria violenza raccolta nel sito omofobia.org da Massimo Battaglio dal 2012 ad oggi. Quest’estate, in particolare, è risultata particolarmente violenta: giugno 2023 ha registrato il maggior numero di vittime di omofobia di sempre con 40 vittime a livello nazionale. In Lombardia tra giugno ed agosto sono stati 4 gli episodi di aggressione con 5 vittime: siamo di fatto agli stessi numeri di 10 anni fa (nel 2013 gli episodi furono 3 con 4 vittime). Inoltre, considerando che da inizio 2023 sono arrivate 8 segnalazioni con 11 vittime, di fatto si nota come nei tre mesi estivi si siano rilevati la metà degli episodi.
Le ragioni del picco estivo? Difficile dirlo, ma conta la maggiore propensione a uscire di casa per trascorrere il tempo libero, che espone la comunità Lgbtq+ ad atti di omolesbobiatransfobia. "Un luogo prediletto per gli omofobi è diventato il Pride – spiega nella sua analisi lo stesso Battaglio –. Episodi di violenza contro i partecipanti, specialmente dopo le manifestazioni, si registrano ormai da vari anni".
Il prossimo sarà a Brescia, sabato: è bastato un post sul profilo del Comune di Brescia per scatenare commenti di disapprovazione. "Nel momento in cui ci rendiamo visibili siamo consapevoli di esser più esposti a chi osteggia la nostra esistenza e si oppone al cambiamento che vogliamo portare – commenta Cora (pronomi femminili), attivista e collaboratrice del Brescia Pride –. Ma questa è una condizione quotidiana, quando una persona trans vive la propria vita negli spazi pubblici sa che si sta esponendo a un rischio". Secondo il conteggio delle vittime di omolesbobiatransfobia, in Lombardia al primo posto c’è la provincia di Milano, seguita a grande distanza da Pavia, Bergamo e Brescia. "Alla cronaca arrivano i casi eclatanti – sottolinea Cora – ma poi c’è un mondo sommerso di micro-aggressioni che avviene tra le mura di casa, al lavoro, a scuola. E poi c’è la difficoltà di denunciare, perché non esistono risposte adeguate in assenza di una legge".