
Alcuni sindaci dell’Area omogenea cremasca che si opponevano al taglio delle piante
Capralba (Cremona) – Non si tagliano più. Battaglia vinta da parte di chi ha posto il problema che poi è stato risolto. Resta la ricerca a chi ha dato il permesso e come mai sia stato concesso. Partiamo dal fondo. La Regione, dopo aver saputo di quanto stava per succedere, ha scritto al sindaco di Capralba Damiano Cattaneo che il taglio di ben 260 piante che vivono da oltre 50 anni lungo le sponde della roggia Rino nel suo transito in territorio del paese, non si doveva fare “…si rileva che l’entità del taglio (di 260 piante, ndr) appare incompatibile con le tutele definite dall’art.16.7 della Normativa del Ptcp, recepita anche dal piano territoriale del governo del comune di Capralba”.
Piante salve, quindi, con buona pace del regolatore delle acque Alessandro Moro che era riuscito a ottenere il permesso di abbatterle. Ma se la soluzione è questa, la questione sembra non finire qui, perché qualcuno in Regione vuole sapere chi ha concesso un permesso simile, trovandosi di fronte a due uffici che si rimpallano la responsabilità. Il caso del taglio delle piante era stato sollevato dall’ex assessore di Crema Paolo Mariani, il quale ne era venuto a conoscenza per caso. Aveva approfondito la questione e aveva scoperto che il regolatore Moro avrebbe tagliato tutte le piante del bosco a breve. Anche i proprietari dei terreni dove insistono le piante erano contrari all’abbattimento.
La notizia era diventata subito virale. In campo erano scesi i rappresentanti di Europa Verde, seguiti dal parco del Serio e poi dalla stessa regione Lombardia, con la lettera definitiva al sindaco Damiano Cattaneo. E questo è bastato a far tornare sulla sua decisione il primo cittadino che, via social, ha avvertito di aver ufficialmente ritirato il permesso di taglio degli alberi, con buona pace del regolatore delle acque Alessandro Moro. Ma per una battaglia vinta, sempre a Capralba ne resta un’altra. La pianta più vecchia del paese, una secolare quercia, sta per essere tagliata perché minaccia una proprietà. Può essere salvata solo se il Comune si accollerà l’onere di eventuali danni causati dal suo crollo.