
Alice Citterio, 28 anni
Crema, 19 dicembre 2018 - «Per Natale vorrei una casa dove portare a vivere le mie bambine». Alice Citterio, 28 anni, una vita piena di problemi ma che lei affronta sempre con il sorriso sulle labbra. Alice era la donna prigioniera con le sue due bambine. Era andata sull’isola caraibica forse con l’intenzione di restarci. Le due bimbe sono figlie di un cubano che però a un certo punto ha rotto. E lei è rimasta prigioniera a Cuba perché per rientrare in Italia le autorità cubane volevano il nullaosta del papà. Che stava in Italia e le ha fatte penare non poco prima di mettere la firma per l’espatrio. Della vicenda si erano occupati un po’ tutti a Crema, cercando di darle una mano. Poi, la svolta, il rientro, il ricevimento dalla sindaca Stefania Bonaldi con le foto di rito, le pacche sulle spalle e le promesse. Rimaste tali.
«Da 18 mesi vivo in una casa d’accoglienza. Ho una cucina in comune con le altre ospiti, una sola stanza, non posso ricevere visite e le mie bambine non possono ospitare le amiche. Ma il problema è che da tempo sono spariti tutti». Difficile ricostruire la vicenda e cercare di districarsi in quelli che sembrano grossi errori. Alice chiede una casa popolare. Può pagare un affitto, anche se calmierato perché è sola, ha un lavoro precario. Quando fa domanda per la casa si vede classificare al 311° posto, cioè dove la casa per lei non arriverà mai. Perché? Nessuno risponde a questa domanda perché il dirigente del Comune Angelo Stanghellini non le parla, l’assessore ai servizi sociali nonché vice sindaco Michele Gennuso le dà un appuntamento, la fa attendere tre ore e non si presenta e la sindaca le fa sapere che per lei non ha tempo. «Mia mamma – racconta Alice – ha preso un aereo perché vive all’estero per vedere con l’assessore Gennuso che cosa si potesse fare. L’assessore ci ha fatto attendere tre ore e non si è presentato».
Forse l’errore sta a monte. A Zappello, nella casa di accoglienza, Alice non può prendere la residenza e gliela fanno prendere a Crema, in casa di una persona abbiente. Così quando presenta l’Isee, si tiene conto di quello della persona che (non) la ospita e nella graduatoria si va in zona impossibile. Non è finita, perché Alice per ottenere un posto fisso lavora per sei mesi in una cooperativa a 300 euro al mese e poi, a settembre, quando dovrebbe scattare l’assunzione, le dicono che non serve più. Per fortuna la donna trova lavoro da un’altra parte. «Sono 18 mesi che aspetto. Vorrei una casetta per le mie figlie. Sono disposta a pagare 200 euro al mese e sono certa che le istituzioni non mi aiuteranno. Qualcuno mi dà una mano?».