Processo Beccalli, la sorella Simona: "Ora ditemi dove sono finite le ceneri di Sabrina"

La richiesta dopo la condanna in Appello per Alessandro Pasini, riconosciuto colpevole di omicidio: "Continuerò a lottare. Mio nipote? Adesso deve rinascere"

Simona Beccalli piange dopo la lettura della sentenza. A sinistra, la sorella Teresa

Simona Beccalli piange dopo la lettura della sentenza. A sinistra, la sorella Teresa

Crema - "Abbiamo avuto la verità giudiziaria per mia sorella. Adesso voglio sapere dov’è finita. Il suo corpo è andato in un inceneritore, è diventato polvere. Mi dicano dov’è andata quella polvere". È consapevole di avere davanti un futuro che è uguale al presente e al trascorso di questi tre anni: combattere per Sabrina. Lo accetta. Simona è una dei dei tre fratelli di Sabrina Beccalli. Venerdì, a Brescia, subito dopo la lettura della sentenza d’appello che condannava Alessandro Pasini per omicidio, Simona, Gregorio e Teresa sono esplosi in un applauso. All’uscita dall’aula, si sono stretti in un abbraccio convulso.

Simona, si aspettava questo esito dopo che Pasini era stato assolto in primo grado? "Me lo sentivo. Ero più tranquilla dopo avere visto tutto il lavoro che era stato fatto nei mesi precedenti. I giudici hanno ascoltato la professoressa Cattaneo, hanno ascoltato i Ris, che hanno messo sul tavolo l’evidenza, gli elementi veri, reali. C’è stato il lavoro dei nostri consulenti, il generale Garofano, Edi Sanson. Ringrazio loro e l’associazione 'I nostri diritti'. L’avvocato Andronico, il nostro legale, ha fatto un lavoro enorme. Tutti hanno portato alla verità, quella che mia sorella era stata uccisa".

Cosa ha provato mentre ascoltava la sentenza di condanna? "Dico soltanto questo. Erano tre anni che non piangevo. Non riuscivo. Era come se mi sentissi bloccata. Ieri sono scoppiata in lacrime e non riuscivo a fermarmi. Ho scaricato tutta la tensione accumulata in tre anni. In tre anni non ho mollato un solo secondo. Ho ottenuto quello che volevo. Piangere è stato un atto liberatorio, una grande liberazione. Era stata colpita la mia famiglia, il sangue del mio sangue".

Un tasto doloroso: il corpo di Sabrina, nella sua Panda data alle fiamme da Pasini, scambiato per la carcassa carbonizzata di un cane e incenerito in discarica. "Dove vanno a finire i resti degli animali che finiscono in una discarica? Diventano polvere. E quella polvere dove va a finire? Non se lo chiede nessuno. Ho provato a informarmi, ho indagato. Una risposta che mi hanno dato è che la polvere viene smaltita insieme con la sabbia per fare l’asfalto. Può darsi. Non ne ho la certezza. Poi ho fermato tutto. Per prima volevo la verità giudiziaria per Sabrina. Adesso voglio la verità anche su quello. Voglio sapere dove me l’hanno portata. E non mollo. Sono una guerriera e lo sarò fino all’ultimo dei miei giorni. Sono sul Calvario e Dio mi ha dato la croce. La porto".

Cosa ha detto, cosa dirà al figlio di Sabrina che al tempo era un ragazzo di quindici anni? "Lo vedo nel pomeriggio. Staremo insieme, andremo a comprare qualcosa che gli piace. Il nostro obiettivo era anche il suo. Mio nipote da oggi deve rinascere. La sua vita riparte da oggi".

Su “Giustizia per Sabrina“ il gruppo Facebook che ha creato tre anni fa e che ha raggiunto 1.300 iscritti, Simona Beccalli ha pubblicato un lungo messaggio di ringraziamento e tante fotografie: Antonino Andronico ("Colui che non si è fermato un istante. Il mio avvocato. Grazie"), Edi Sanson, Luciano Garofano, Cristina Cattaneo. Ci sono le immagini del suo volto contratto dal pianto e di quello di Sabrina che si apre in un sorriso luminoso.