
Don Antonio Pezzetti, 65 anni, vittima della violenza gratuita
Piadena Drizzona (Cremona) – “Mi mandi in prigione, a casa non ci voglio stare”. Ha sconcertato tutti, in primis l’avvocato Vittorio Patrini, che lo difendeva davanti al giudice, la richiesta del marocchino di 23 anni che, quando il magistrato ha convalidato il suo arresto, ha rinviato il processo a ottobre e gli ha concesso gli arresti domiciliari in attesa del procedimento, ha rifiutato e chiesto di essere messo in carcere. Desiderio subito esaudito. Stiamo parlando del giovane che sabato sera ha messo le mani addosso al parroco di Piadena Drizzona, don Antonio Pezzetti, 65 anni.
L’episodio è avvenuto in piazza intorno alle 23.30. Il parroco era con delle persone quando è stato avvicinato dal 23enne. Questo giovane era già stato protagonista di un accoltellamento a fine giugno. Mentre si avvicinava al parroco, il 23enne lo ha accusato di aver insultato sua madre e prima che don Antonio riuscisse a capire di che cosa stesse parlando, il marocchino, evidentemente ubriaco, gli ha affibbiato un paio di ceffoni in volto. Attimo di sconcerto da parte dei presenti e poi tutti si sono frapposti tra il 23enne e il parroco. Sono stati chiamati i carabinieri, la caserma sta dall’altra parte della strada e in pochi momenti sul posto c’erano i militari.
Tutto finito? Neppure per sogno perché l’arrivo dei carabinieri anziché calmare il 23enne, lo ha caricato ancora di più. E ne è nato un parapiglia tra gli uomini in divisa e il ragazzo. Fermato a fatica, il protagonista è stato portato in caserma e arrestato con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Don Antonio ha riferito di non conoscere il giovane e che in occasione dell’accoltellamento, era nei pressi con i ragazzi del Grest e si era avvicinato per vedere che cosa fosse successo. In quell’occasione il 23enne lo aveva accusato di aver insultato lui e sua madre: “Non ho detto assolutamente nulla, gliel’ho ripetuto, ma domenica sera è tornato alla carica, picchiandomi”.
Don Antonio non ha fatto denuncia e per lui l’episodio è terminato lì. Chi invece non ha perdonato sono stati carabinieri. Il 23enne ha passato due notti e un giorno in guardina e poi è stato portato dal giudice. Gli è stato assegnato un avvocato d’ufficio, il legale cremasco Vittorio Patrini: “Sono rimasto sconcertato per la richiesta del ragazzo - confessa - perché mi ero adoperato per fargli avere gli arresti domiciliari. In libertà sapevo che non sarebbe tornato: per lui pesava anche l’accoltellamento del 27 giugno e quando il giudice gli ha concesso i domiciliari, ho ritenuto di aver raggiunto il mio scopo. Ma poi c’è stata la richiesta del mio assistito. Mi ha detto di preferire il carcere perché a casa ha problemi con il fratello e il padre. Contento lui...”.