PAOLA PIOPPI
Cronaca

Medico di base accusato di violenza sessuale, via al processo. La paziente di 25 anni è parte civile

Il dottore 68enne, assegnato all’ambulatorio di Novedrate, nell’interrogatorio al Gip aveva negato espressioni o condotte non adeguate

Il Tribunale di Como dove ieri si è tenuta la prima udienza del processo

Il Tribunale di Como dove ieri si è tenuta la prima udienza del processo

Novedrate (Como) – Dopo essersi difeso davanti al Gip che a ottobre aveva disposto gli arresti domiciliari, con l’accusa di violenza sessuale su una paziente, Hussein Chreim, medico di base di 68 anni residente a Cernusco Lombardone, ha deciso di andare a dibattimento. Ieri si è svolta la prima udienza, con l’apertura del processo e la costituzione della parte civile, una donna di 25 anni, per poi rinviare a dicembre. Il medico, che si trovata ancora agli arresti domiciliari, era presente in aula, determinato a difendersi dall’accusa che lo ha portato prima in misura cautelare e ora davanti al Tribunale Collegiale, presieduto dal giudice Carlo Cecchetti.

Le indagini su di lui erano partite a inizio ottobre quando una paziente si era rivolta a lui per un problema sanitario, ricevendo in cambio attenzioni e atteggiamenti che esulavano dalla valutazione clinica, e che invece scivolavano sugli apprezzamenti personali con anche, secondo le accuse, palpeggiamenti. Una condotta che, in occasione di una visita successiva di qualche giorno, la stessa paziente aveva registrato, producendo il contenuto di quell’audio assieme alla denuncia, presentata ai carabinieri di Cantù, che avevano avviato le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Como Alessandra Bellù. Nel fascicolo, erano successivamente finite anche alcune mail inviate da altre pazienti all’Asst - a cui fa capo il servizio di medicina di base e aveva provveduto alla sua sospensione - che a loro volta segnalavano comportamenti impropri e imbarazzanti del medico, assegnato all’ambulatorio di Novedrate da alcuni mesi.

Durante la perquisizione svolta nella sua abitazione il giorno dell’arresto, i carabinieri avevano sequestrato supporti informatici, pc e telefoni, e una quantità di videocassette. Quando il Gip lo aveva interrogato dopo l’esecuzione della misura cautelare, il medico aveva negato di aver tenuto condotte inadeguate o di essersi espresso con linguaggi che esulavano dal suo ruolo. Sostenendo, al contrario, di essere vittima di accuse non veritiere. Il magistrato, a conclusione degli accertamenti svolti nell’immediatezza che non avevano stravolto le ipotesi iniziali, ha chiesto il giudizio immediato, a cui il medico, difeso dall’avvocato Tania Stelitanio, non ha opposto diverse scelte processuali.