Violenza sessuale, settantenne stupra una collega di 21 anni e poi la minaccia: condannato a 7 anni di carcere

Mariano Comense, la condanna inflitta all’imputato sessantasettenne supera le richieste del pm. Logica e coerente: “Naufragato il tentativo di mettere in dubbio le capacità cognitive della giovane”

La ragazza denunciò tutto ai carabinieri

La ragazza denunciò tutto ai carabinieri

Ha scelto di andare a processo dibattimentale per mettere in dubbio le capacità cognitive della ragazza che lo accusava di violenza sessuale. Ma ieri Vito Salesiano, 67 anni di Mariano Comense, è stato condannato a 7 anni di reclusione, due mesi in più di quanto chiesto dal pubblico ministero. Per la vittima, una ragazzina di 21 anni affetta da un lieve deficit, i giudici hanno stabilito una provvisionale di 25mila euro.

L’imputato era finito agli arresti domiciliari un anno fa, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, che lo accusava di tre episodi di violenza sessuale avvenuti a breve distanza, scoperti grazie all’intervento di una collega di lavoro e della madre della ragazza, che avevano notato un radicale cambio di umore e atteggiamento, spingendola a confidarsi.

Era così emerso che la ventunenne era stata avvicinata sul luogo di lavoro da un uomo "di circa 60 anni", che l’aveva attirata in un ufficio al quale aveva accesso, imponendole di compiere e di subire una serie di atti sessuali. Per poi minacciarla di tacere: "Non raccontare niente a nessuno – le avrebbe detto – altrimenti ti faccio perdere il lavoro".

La vittima, ritenuta dal giudice "psicologicamente fragile" e "pietrificata dalla paura", e "chiusa in trappola da un uomo di 45 anni più grande di lei", si era decisa a rivolgersi ai carabinieri di Cantù. La sua ricostruzione di quanto accaduto era stata valutata come "logica e coerente", con dichiarazioni "non enfatizzate, genuine e convincenti".

Erano inoltre state sentite le testimonianze di altre persone venute a conoscenza dell’accaduto, fino a formalizzare l’imputazione a carico di Salesiano. In occasione dell’udienza preliminare, l’imputato aveva chiesto il processo con rito abbreviato subordinato a una serie di accertamenti, tra cui una valutazione delle reali capacità cognitive della ragazza. Richiesta che il Gup Walter Lietti ha rigettato, rinviandolo a giudizio davanti al Tribunale Collegiale.