Tragedia di Cabiate, la mamma di Sharon: "Dammi la forza di non arrendermi"

La madre della bimba di un anno e mezzo, abusata e picchiata a morte un mese fa, ha scritto una lettera alla figlia uccisa. Racconta quel giorno terribile e il dolore che sta vivendo

Le avvocatesse mentre leggono la lettera davanti al Tribunale di Como

Le avvocatesse mentre leggono la lettera davanti al Tribunale di Como

Cabiate (Como), 16 febbraio 2021 - «Come me ti fidavi e come me sei stata tradita… quel maledetto pomeriggio dell’11 gennaio, ho chiamato tante volte e sono stata ingannata". Per la prima volta dopo la morte della sua bimba, Silvia Barni, ventiquattrenne madre della piccola Sharon, che secondo l’accusa è stata uccisa dall’ex compagno della donna, esce dal silenzio in cui si era chiusa dopo la tragedia, avvenuta la sera dell’11 gennaio. Lo fa attraverso una lettera affidata alle avvocatesse Elisabetta Fontana e Lara Citterio, che assistono lei e la nonna della bimba, per raccontare tutto il dolore che sta vivendo. "Dammi la forza di non arrendermi – scrive la donna, indirizzando la missiva alla figlia scomparsa – Stammi accanto ora che ho perso ogni certezza. Ti ho avuta che ero ancora ragazza e hai subito illuminato la mia vita. Ti ho custodita tra le mie braccia e cullandoti mi immaginavo un futuro dove saremmo cresciute insieme, io mamma e tu figlia".

Per la morte della bimba di un anno e mezzo, il 23 gennaio è stato arrestato l’ex compagno di Silvia Barni, Gabriel Robert Marincat, cittadino rumeno di 25 anni, che da tre mesi conviveva con loro, ora accusato di morte causata da maltrattamenti, e violenza sessuale aggravata. Dall’autopsia è infatti emerso che la piccola Sharon è morta a causa di una serie di gravi traumi, non compatibili con un incidente domestico, oltre ad aver subito lesioni nelle zone genitali. "Mi veniva detto che stavi bene – prosegue la lettera – che era tutto a posto. Ma sentivo nel cuore che c’era qualcosa di sbagliato e ho insistito ancora. Mi è stata inviata una foto con il telefonino e sembravi quasi assopita. Ho chiesto spiegazioni e ancora una volta mi è stato detto che non era niente, che ti eri solo fatta un po’ male mentre giocavi. Mi sono allarmata ancora di più e mi è stata mandata un’altra foto dove si vedevano segni sul tuo volto. Mi sono infuriata. Mi scoppiava il cuore. Nonostante le mie insistenti richieste mi venivano date ancora rassicurazioni che andava tutto bene. I miei dubbi e le mie paure si facevano sempre più grandi, ho chiamato mia mamma per controllare se davvero era tutto a posto".

Timori che, purtroppo, si erano rivelati fondati. "La persona con cui da pochi mesi avevo messo su famiglia e che diceva di volerti bene – conclude - continuava a ribadire che ti eri fatta male in un incidente domestico. Nella tragedia si nascondeva invece una crudele, irrazionale, inaccettabile verità. Mia piccola Sharon eri troppo piccola per morire. In un pomeriggio ho perso te e ho perso la fiducia e il sentimento di chi era al mio fianco. Ho perso tutto".