Strage di Erba, la strategia di Olindo e Rosa: profilo basso per tutto il processo

I Romano hanno chiesto di non essere ripresi in aula. Dietro una scelta precisa: devono parlare i fatti, attenzione unicamente sul processo

Olindo Romano e Rosa Bazzi ai tempi della strage di Erba

Olindo Romano e Rosa Bazzi ai tempi della strage di Erba

Erba (Como) - La decisione di negare la loro immagine al processo di Brescia ha spiazzato fotografi e giornalisti. Strano, può avere riflettuto cupamente qualcuno di questi, visto che in passato non si erano mai sottratti (lui soprattutto) alla platea mediatica.

Ma la decisione di Olindo Romano e Rosa Bazzi è stata chiara. "La spiego - dice il difensore Fabio Schembri - per una questione di privacy legata a un ricordo. Diciassette anni fa, in Corte d’Assise a Como, per loro fu un’esperienza terribile, devastante, un vero scempio mediatico. Queste due persone, che ancora dovevano essere condannate, vennero esibite in gabbia come per una rappresentazione teatrale. Ogni loro atteggiamento, quasi ogni loro espressione, furono visionate, esaminate, criticate. Sarebbe stato orribile per chiunque. E anche per la giustizia non fu una bella immagine. Le cose migliorarono nel processo di secondo grado, a Milano".

“Si è trattato - analizza l’avvocato Diego Soddu, tutore dei Romano - di una loro libera decisione. Credo che Olindo e Rosa vivano il processo come una chance, una grande chance da giocare fino in fondo e confidano molto nella sua serietà. Ritengo che il loro desiderio sia quello della massima oggettività. Devono parlare i fatti, le carte, a prescindere dalla loro immagine. Se possibile, non vorrebbero apparire, addirittura sparire sotto l’aspetto visivo. Vogliono che tutta l’attenzione sia concentrata unicamente sul processo. In aula hanno tenuto un atteggiamento riservato, composto. Hanno seguito il dibattimento con grande attenzione. Rosa era un po’ tesa, Olindo molto più tranquillo. Credo che anche per le prossime udienze manterranno la decisione di non farsi riprendere. Devo dire che anche Azouz Marzouk mi ha dato l’impressione di non cercare le telecamere. Erano piuttosto le telecamere che cercavano lui".

Due giorni prima del processo l’ex netturbino di Erba aveva affidato il suo messaggio in bottiglia a Iceberg, la trasmissione su Telelombardia in onda ogni giovedì sera. "Ho saputo della revisione telefonando a Rosa, lei era emozionatissima e anche io mi sono emozionato, non vedevo l’ora di rifare il processo. Noi ci aspettiamo che finalmente possa esserci un processo vero che con oggettività valuti le prove. Penso proprio che saremo in aula l’1 marzo. Voglio ringraziare il Procuratore generale di Milano Tarfusser che ci ha fatto riconquistare la fiducia nella giustizia. Speriamo che a Brescia ci siano magistrati che valutino con serenità tutte le anomalie di questa vicenda. A me e Rosa in questi anni è mancata la possibilità di stare insieme come facevamo prima, vogliamo solo quello".