ANNA GIORGI
Cronaca

Strage di Erba, caso riaperto. Il pm che bocciò la revisione: "Ora è giusto approfondire". E Olindo telefona a Rosa

La felicità dell’uomo condannato all’ergastolo: "Non vedo l’ora di avere finalmente un vero processo". La Corte d’Appello di Brescia dovrà valutare le nuove prove e stilare la lista dei testimoni da ascoltare.

Strage di Erba, caso riaperto. Il pm che bocciò la revisione: "Ora è giusto approfondire". E Olindo telefona a Rosa

Strage di Erba, caso riaperto. Il pm che bocciò la revisione: "Ora è giusto approfondire". E Olindo telefona a Rosa

Una telefonata di pochi minuti per condividere la felicità. Ancora insieme, Olindo e Rosa, nella cattiva e nella buona sorte. É stato lui, dal carcere di Opera, a chiamare Rosa, reclusa in quello di Bollate per dargli la ’bella’ notizia della riapertura del processo che li aveva condannati all’ergastolo come autori della mattanza: quattro morti tra cui un bambino di due anni e un ferito gravissimo. "Lei era molto felice, come me. Ma lo sapeva già", ha raccontato Olindo al suo tutore, l’avvocato Diego Soddu che è andato a trovarlo. Poi Olindo, ancora un po’ frastornato, ha ammesso: "Non vedo l’ora che arrivi quel giorno per affrontare un vero processo, un processo giusto".

E ’quel giorno’ è il primo marzo, quando nell’aula della seconda sezione penale della Corte d’appello di Brescia si terrà la prima udienza del dibattimento sulla "strage di Erba bis" che vedrà in aula di nuovo Olindo e Rosa, 18 anni, tre gradi di giudizio finiti tutti con l’ergastolo e molte polemiche dopo. L’ultima, quella generata dalla spinosissima frizione tra Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore generale di Milano che ha voluto fortemente la riapertura del caso e la procura di Como. I magistrati comaschi in una dura nota avevano fatto sapere di non accettare le parole di Tarfusser che, nella sua istanza, aveva usato espressioni come "condanna pronunciata in conseguenza di falsità in atti", "manipolazioni da parte dei carabinieri", uso di fonti di prova "come grimaldelli per convincere i fermati a confessare" e "dichiarazioni spintanee più che spontanee", quando - stando ai magistrati di Como - la lettura delle sentenze "non lasciava spazio a perplessità". In ambito milanese, invece, le tensioni erano state tutte all’interno della procura generale, fra il sostituto Tarfusser e il suo capo Francesca Nanni che si era ritenuta scavalcata dall’invio dell’istanza di riapertura, che lei non condivideva in nessun punto, direttamente a Brescia. Comportamento "disinvolto" valso a Tarfusser un procedimento disciplinare. Ieri la Nanni si è limitata a un diplomatico: "È opportuno un approfondimento vista la delicatezza del caso, il grande rilievo mediatico e visto che è stata presentata dalla difesa un’ulteriore richiesta di revisione con altri elementi".

E sono proprio questi "altri elementi" che danno il via ad un iter processuale che si annuncia lungo, come lo sono gli appelli di processi complessi. I giudici bresciani dovranno, come prima cosa, valutare le nuove prove, fare l’elenco dei testi e disporre nuove perizie. Si tornerà a parlare del riconoscimento di Olindo da parte del sopravvissuto Mario Frigerio, (già morto), la difesa ritiene possa trattarsi di un "falso ricordo"; della macchia di sangue della vittima Valeria Cherubini trovata sul battitacco della macchina di Olindo, una "non prova" per la difesa; delle confessioni, poi ritrattate, dei due coniugi che i legali e lo stesso Tarfusser ritengono "indotte". Ci sono poi i testimoni, alcuni già esclusi in passato: un nordafricano che fa risalire la strage a contrasti tra Azozuz Marzouk, marito della Castagna e alcuni spacciatori e un ex carabiniere secondo il quale nella vecchia inchiesta mancano delle intercettazioni. Accolte e approfondite le prove (escluso che non le accolga in toto perché altrimenti non avrebbe riaperto il processo) la Corte potrebbe annullare la condanna. Nel caso, invece, le valutasse diversamente, potrebbe confermare l’ergastolo, ma la decisione sarebbe ricorribile in Cassazione.

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