Como – Quando se ne era andata di casa, a luglio 2021, aveva abbandonato in Italia il compagno lasciando un semplice bigliettino sul tavolo della cucina: “Ho bisogno di una pausa, non chiamarmi”. Nessuna menzione al destino delle loro due bambine, che all’epoca avevano 9 e 12 anni, già portate in Francia e affidate alla nonna con la scusa di un periodo di vacanza, che però non è mai terminato.
Perché da quel momento, la donna è sparita. Definitivamente. Non solo rifiutandosi di tornare a casa assieme al compagno con cui conviveva da anni con le loro bimbe, ma denunciando l’uomo sia in Italia che in Francia per abusi sessuali. La complessa e dolorosa vicenda era nata l’estate di tre anni fa e si è conclusa solo ora, con una condanna della donna a un anno e 4 mesi di reclusione per sottrazione internazionale di minori, preceduta invece dall’archiviazione di ogni accusa rivolta al padre delle bimbe.
Il fascicolo aperto in Italia, finito sul tavolo del sostituto procuratore di Como Antonia Pavan, era subito partito con una doppia denuncia: da un lato quella presentata dal padre delle bimbe; dall’altra, appunto, quella della donna, secondo la quale alcuni disegni fatti dalle bimbe, stando alla sua personale interpretazione, contenevano messaggi di un abuso subito dal padre che veniva rappresentato dalle bimbe. La stessa denuncia era stata presentata anche ai giudici francesi. Ma in entrambi i casi l’esito delle consulenze tecniche disposte dai magistrati è stato lo stesso: da quei disegni non emergeva alcuna violenza paterna, nulla insomma di quanto sostenuto dalla madre. Anzi, il consulente francese, aveva ipotizzato in quei tratti su carta anche l’intervento di una mano adulta.
Ma nel frattempo, in attesa della conclusione degli accertamenti favorevoli al padre, nel 2022 le bambine erano state portate in Italia, all’interno di un procedimento già monitorato dal Tribunale che aveva disposto il collocamento in una comunità. Oggi, invece, le due bimbe vivono con il padre, in Italia, essendo rimasto nel frattempo aperto solo il procedimento per la sottrazione di minore a carico della madre. Che ora il Tribunale di Como ha definito, con una condanna in primo grado a un anno e quattro mesi, poco meno dei due anni chiesti dal pubblico ministero, con pena sospesa subordinata al versamento di una provvisionale da 5.000 euro a favore del padre, costituito parte civile nel processo.
Ma la vicenda, dolorosa, non è ancora terminata: la donna, per tutta risposta, ha già annunciato ricorso, continuando anche a sostenere la fondatezza dei suoi sospetti relativi agli abusi che l’uomo avrebbe commesso, a suo dire, nei confronti delle bambine.