REDAZIONE COMO

Settanta nomi, legami, alibi: l’indagine va avanti

Indagini serrate a Garzeno: sospettato identificato grazie a riscontri genetici sul coltello dell'omicidio di Candido Montini. Interrogatorio in corso.

Le indagini sono condotte i carabinieri del Nucleo investigativo di Como con i reparti specialistici Ris e Ros e la stazione di Dongo

Le indagini sono condotte i carabinieri del Nucleo investigativo di Como con i reparti specialistici Ris e Ros e la stazione di Dongo

GARZENO (Como)

Una settantina di persone passate in rassegna, esclusioni progressive e concentriche di potenziali sospettati, riscontri genetici inviati dai Ris di Parma ogni giorno nelle ultime due settimane. Fino ad avere un elenco di pochi nominativi e una compatibilità altissima con una traccia ematica trovata sul coltello utilizzato per uccidere Candido Montini il 24 settembre scorso. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Como, in collaborazione con i reparti specialistici come Ris e Ros e con la stazione di Dongo, hanno proceduto seguendo questo schema. Sono stati acquisiti tutti i nomi di soggetti che, peri motivi più svariati, potevano aver avuto a che fare con Montini. Per motivi di conoscenza, vicinanza o parentela, perché si erano lasciati alle spalle screzi avuti con lui o motivi di disaccordo, perché erano a conoscenza dei ricavi della sua attività. Persone che sono state convocate e ascoltate, e sottoposte a due tipi di accertamenti: da un lato l’alibi, per capire se il giorno dell’omicidio, tra mezzogiorno e la metà del pomeriggio, si trovavano in un luogo o in una situazione che portava ad escluderli. Verifiche che sono state integrate dai prelievi volontari di dna, a cui nessuno si è sottratto. Tali tracce, venivano man mano analizzate dai Ris, e progressivamente scartate in quanto non compatibili con il reperto difforme rispetto a quello della vittima, trovato sul coltello. Quando da Parma è giunto l’esito che ha consentito alle indagini di indirizzarsi verso una sola persona, i carabinieri stavano comunque già svolgendo altri accertamenti sugli ultimi rimasti. Capire che ruolo avevano, se c’erano legami di conoscenza o se potessero essere a conoscenza di qualcosa che potesse creare un legame con la vittima. Perché ora, al di là dell’elemento che ha motivato il fermo e che viene considerato fortemente accusatorio nei confronti del ragazzo, le indagini proseguono.

L’esigenza è infatti di arrivare a ricostruire nel dettaglio modalità e movente dell’omicidio, gli spostamenti di chi ha sorpreso il pensionato in casa, uccidendolo con una serie di coltellate tra cui quella letale alla gola. Al momento il diciassettenne non ha risposto alle domande e ha cercato inizialmente di negare ogni coinvolgimento. Oggi viene interrogato dal giudice del Tribunale per i Minori di Milano e potrà scegliere se rispondere e dare una giustificazione alla presenza del suo sangue sul coltello utilizzato per uccidere Montini. Paola Pioppi