ROBERTO CANALI
Cronaca

San Primo, no alle piste da sci. La protesta arriva in Parlamento

Dopo la marcia per salvare la montagna dell'11 dicembre, arriva l'interrogazione per fermare la costruzione degli impianti

La marcia “Salviamo il monte San Primo dell’11 dicembre

La marcia “Salviamo il monte San Primo dell’11 dicembre

Bellagio (Como) - Dopo le proteste e la mobilitazione popolare, che lo scorso 11 dicembre ha portato in cima a San Primo oltre 300 persone, accompagnate dai volontari di venticinque associazioni ambientaliste, l’opposizione alla realizzazione dei nuovi impianti sciistici sulle pendici della montagna è approdata anche in Parlamento, attraverso un’interrogazione depositata dal senatore Tino Magni.

"Questa montagna – spiega il parlamentare barzaghese – non supera i 1.600 metri di quota, il riscaldamento globale inevitabilmente ha già reso frammentario l’innevamento sotto i 2.000 metri e i recenti dati sul consumo di suolo italiano, e particolarmente lombardo, sono impressionanti. La maggior parte degli interventi previsti rappresentano un potenziale rischio per l’equilibrio ambientale della zona del Monte San Primo".

Non la pensano così la Comunità montana del Triangolo Lariano e il Comune di Bellagio, che sono pronti a mettere sul piatto 5 milioni di euro, 3 dei quali ottenuti grazie ai fondi concessi dal ministero dell’Interno, per riportare gli sciatori sulle pendici della montagna, com’era qualche decennio fa.

"L’impatto ambientale del progetto, così come ideato, è altamente negativo, poiché andrebbe a incrementare cementificazione e antropizzazione in un territorio che necessiterebbe invece di essere valorizzato dal punto di vista naturalistico, attraverso tecniche e progetti di turismo dolce – prosegue a spiegare l’esponente di Verdi e Sinistra Italiana –. La sostenibilità economica del progetto presenta punti oscuri e varie criticità, relativi all’impegno economico della gestione degli impianti e delle strutture e ai costi ingenti correlati all’innevamento artificiale in termini di dispendio di energia e acqua".

La proposta avanzata al ministero dell’Interno e dell’Ambiente, dunque, nell’interrogazione parlamentare, è di fare marcia indietro sul progetto in questione, senza però stralciare i fondi che, secondo il neo-senatore, potrebbero essere spesi in maniera decisamente migliore per un futuro sostenibile della montagna e dei suoi abitanti.

«Queste risorse – rimarca infatti Magni – possono essere utilizzate per finanziare delle opere che mirino a migliorare la qualità della vita di chi vive nell’area del Monte San Primo. Così da riportare i turisti nell’area, ma allo stesso tempo garantire anche la salvaguardia della montagna e del suo ecosistema".