Riti satanici a Como, coppia accusata di aver segregato e violentato per 15 anni la figlia affidataria

Secondo gli inquirenti la giovane sarebbe stata torturata e abusata, anche in gruppo, persino dopo la nascita di un figlio. Tutto in un contesto “di messe nere”

La giovane ha raccontato di essere stata "segregata in una intercapedine" (foto d'archivio)

La giovane ha raccontato di essere stata "segregata in una intercapedine" (foto d'archivio)

Sono state concluse le indagini sulla coppia di genitori affidatari di 61 e 66 anni di Locate Varesino, in provincia di Como, che per 15 anni, dal 2000 al 2015, avrebbe segregato, torturato e violentato la figlia affidataria da poco maggiorenne, costringendola – secondo gli inquirenti – a subire “violenze sessuali, anche di gruppo” in un contesto “di riti satanici e messe nere”

La vicenda era emersa ad ottobre del 2022. In un primo momento il giudice aveva imposto alla coppia l’obbligo di dimora e il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, ma la misura è stata revocata dal Tribunale del riesame di Milano. 

I reati contestati sono di riduzione in schiavitù e violenza sessuale di gruppo, il primo punito con reclusione da 5 a 15 anni, il secondo con reclusione da 8 a 14 anni. Ai genitori viene contestato, in particolare, di aver esercitato sulla ragazza “poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà”.

Nel 2002 dalle violenze, anche psicologiche, subite dalla giovane da parte del genitore affidatario, a cui viene contestato anche il reato di violenza sessuale di gruppo, è nato un figlio.

Il racconto della ragazza

Negli atti d’indagine, si legge che anche dopo la nascita del figlio, dal 2005 in poi, la donna sarebbe rimasta vittima di abusi durante riti satanici e messe nere a cui avrebbero preso parte "diversi uomini, non meglio identificati", che indossavano "delle tuniche bianche e dei cappucci", anche in uno "studio di registrazione insonorizzato" e alla "presenza di un crocifisso capovolto". In quel contesto la donna sarebbe stata anche ferita con un coltello con "incisioni sulla schiena e sulle gambe" e sottoposta a "torture".

Nel 2006 sarebbe riuscita a trasferirsi in un'altra regione, ma i due sarebbero andati a riprenderla e l'avrebbero sottoposta ad altre violenze, venendo anche "segregata in una intercapedine" e poi "nascosta all'interno di una botola". Il caso ha avuto un iter giudiziario travagliato con denunce presentate dalla donna, che ora ha 41 anni ed è assistita dal legale Massimo Rossi, anche fuori dalla Lombardia. I genitori hanno sempre negato sostenendo che le sue denunce sono "tutta una invenzione".