
Magni Un vecchio amico, appassionato di usi e costumi popolari di quando eravamo ancora ragazzini, sta scrivendo un libro di...
MagniUn vecchio amico, appassionato di usi e costumi popolari di quando eravamo ancora ragazzini, sta scrivendo un libro di ricordi di quei tempi, già con un titolo significativo: "El parlà di temp indrée". Ha spiegato che nel suo lavoro sarà riproposto quel parlare in dialetto tra gli anziani di tanto tempo fa. Il chiacchierare in osteria, oppure nelle pause del lavoro nei campi tra i “paisan“ all’ombra dei gelsi , o alla sera in stalla al tepore delle vacche. L’amico scrittore fa rilevare che “in quei tempi“ i conversari erano sempre molto rispettosi della religione e della morale evitando di straripare nel peccato. Anche allora andavano molto di moda le barzellette, ma era tutte molto pulite, così innocenti che erano addirittura sussurrate nelle conversazioni tra gli uomini che ascoltavano la messa, in sagrestia, per non essere in comunanza con le donnette in chiesa. A guardar bene costoro esibivano già, anche se in maniera assai fievole un segno di quel mascolinismo ora così tanto contestato, però loro non lo sapevano. Una delle battute, in quei tempi protagonista era quella che prendeva in considerazione le tabelline delle moltiplicazioni. Ecco quindi che un del gruppetto di colpo si rivolgeva a una altro chiedendogli: "Te sett se fan dù per dù?". L’altro rispondeva con tono irrisorio: "Ma se te vörett che faghenn? Fan quater". A sua volta l’amico ribatteva: "No, cerchen la strada de na a cà". Insomma l’inghippo giocava ul sul "dù" che si univa al "per", per dire che uno si era perso ("perdù"). Un’altra, chiamiamola barzelletta era: "Te sett quanti para fan tri mosch?". Dopo aver pensato un po’ l’altro diceva "Un paio e mezzo". Gli era però ribattuto: "Nò, fan növ para". Davanti allo sgomento di tutti l’amico spiegava che ogni mosca ha 6 zampe quindi 6x3, fa 18 , ovvero nove. Quindi tre mosche fanno nove paia. Gli veniva rimproverato con stizza di non aver spiegato che si trattava di zampe, ma quello rispondeva si sarebbe perso il bello della storia.mail: emiliomagnbi@yahoo.it