
La Cà di pescadur prima dell'intervento
Pusiano (Como), 17 aprile 2015 - Fino a qualche tempo fa i pusianesi più attenti si chiedevano se qualcuno della nuova proprietà si sarebbe preso la briga di accendere un cero alla statua di San Giuseppe che vegliava sul lago di Pusiano da un teca della famosa “Cà di Pescadur”, oggi che dell’antica dimora, costruita nel 1.500 sulla sponda settentrionale del lago, non restano più nemmeno i muri originali, tra la gente vince la rabbia. Mettere le mani su una dimora di quel valore non poteva essere un gioco da ragazzi, nemmeno per chi ha una gran voglia di investire sul lago e ora che il cantiere è finito sotto sequestro con l’ipotesi di “danno ambientale”, in attesa che si pronunci anche la Soprintendenza, tutta la vicenda è avvolta dal mistero.
Non è passato molto tempo da quando sono state innalzate le impalcature. La proprietà Egirent, di Egidio Motta, che ha diritti di pesca sul lago di Pusiano, scarica sul responsabile dei lavori, che a inizio di aprile aveva però dato le dimissioni. Fino a domenica scorsa sembra che i muri originali fossero ancora in piedi all’interno del cantiere. Poi invece le impalcature si sono trasformate in un pacco, fra l’altro ben sigillato, ma vuoto all’interno. Cosa è successo allora? Chi ha demolito i muri antichi della “Casa del Pescatore”?
«Fino a quando ho dato le dimissioni, e cioè ai primi di aprile, i muri erano in piedi, c’era stato solo il crollo di una porzione che ho comunicato al Comune», commenta Marco Tentori, ex responsabile dei lavori. Il cantiere intanto è finito sotto sequestro dopo il sopralluogo del sindaco Andrea Maspero, dell’assessore all’edilizia Marco Maggi e del comandante della Polizia locale. Tutto bloccato in attesa che si pronuncino magistrati e Soprintendenza.
«La Casa dei pescatori tornerà quella di prima», commenta Diego Biella di Egirent, che ha la sua base operativa proprio presso la struttura che doveva essere risistemata.
Verrà ricostruita, ma i muri originali non ci sono più.
«Quei muri avevano 614 anni. Per la sicurezza di tutti non potevano stare in piedi», continua.
Ma non si poteva valutare prima di intervenire?
«Una volta che si è intervenuti sul tetto non si poteva fare altro», spiega. La Casa era uno dei simboli dell’Alta Brianza, costruita proprio nei pressi del famoso palazzo Beahurnais. Vincoli ambientali ed edilizi dovevano scongiurare il pericolo di uno stravolgimento della struttura ma così non è stato.