Ponte dei Lavatoi, cinque anni per sistemarlo

Como, stop alle vibrazioni: si prepara a riaprire al traffico dei mezzi pesanti la struttura al centro di numerose polemiche

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COMO

di Roberto Canali

Ci sono voluti 5 anni per riuscire a sistemare il Viadotto dei Lavatoi che finalmente si prepara a riaprire al traffico dei mezzi pesanti. Per uno strano scherzo del destino l’odissea del ponte stradale ha accompagnato l’avventura alla guida di Palazzo Cernezzi del sindaco Mario Landriscina che si era appena insediato, era il luglio del 2017, quando fu necessario correre ai ripari perché le vibrazioni dei mezzi in transito facevano tremare in maniera preoccupante i piloni.

Erano passati otto mesi dal crollo del ponte di Annone e in tutta Italia si intensificavano i controlli sulle infrastrutture stradali, ma in realtà per scoprire che qualcosa non andava sul Viadotto dei Lavatoi più che gli ingegneri sarebbe bastato ascoltare i residenti, da anni preoccupati per gli scricchiolii e i rumori che si riverberavano sulla struttura. Fu così che il Comune decise di avviare una serie di controlli, con prove di carico e perizie che confermarono il cattivo stato dell’infrastruttura. In particolare si puntò il dito contro i giunti collocati al di sotto dei piloni in pessime condizioni nonostante il ponte stradale fosse stato costruito "appena" nel 2003. Così è iniziata la lunga fase di studio per decidere i lavori di messa in sicurezza, mentre Palazzo Cernezzi, per non bloccare completamente la viabilità in ingresso a Como, decideva di vietare il transito ai mezzi sopra le 7,5 tonnellate posizionando dei blocchi di new jersey lungo tutti gli accessi del viadotto. Un rimedio artigianale, esteticamente discutibile, che però alla fine ha funzionato, anche se non sono mancati gli inconvenienti dovuti, più che altro, al tentativo da parte degli autisti dei mezzi pesanti di forzare il blocco, anzi "i blocchi". Il 22 marzo del 2021 finalmente si è conclusa la gara di appalto che ha assegnato i lavori alla Mavi di Roma, che si è aggiudicata l’intervento con un ribasso a base d’asta del 26,57% a fronte di una spesa da parte del Comune di 2 milioni e 300mila euro. L’intervento si sarebbe dovuto concludere in 313 giorni ovvero entro la fine del gennaio scorso, alla fine ci sono voluti cinque mesi in più che considerando i tempi biblici degli appalti in città, che qualche volta si fanno e poi devono essere addirittura annullati come insegna il caso Ticosa, non sono neppure troppi. Certo che fa pensare che per sistemare un viadotto lungo poco più di una centinaio di metri ci sono voluti 5 anni mentre a Genova per ricostruire il Ponte San Giorgio, crollato nell’agosto del 2018 e lungo dieci volte tanto, ne sono stati sufficienti appena due. L’unica consolazione è che a Como non ci sono stati morti.