Piscina di Muggiò, la rabbia delle famiglie

Affollato sit-in di protesta davanti ai cancelli chiusi. Gli utenti costretti a lunghe trasferte per poter nuotare: "È una vergogna"

La protesta davanti ai cancelli chiusi della piscina di Muggiò

La protesta davanti ai cancelli chiusi della piscina di Muggiò

Como, 9 gennaio 2020 - "La questione della piscina di Muggiò è l’ennesimo buco nell’acqua collezionato da Mario Landriscina e la sua Giunta". Difficile dare torto ai consiglieri del Pd che l’altra sera erano in prima fila al sit-in di protesta organizzato da Pallanuoto Como e le altre società rimaste orfane dell’unica piscina olimpionica presente in provincia. Doveva chiudere per qualche settimana e invece è sbarrata dal luglio scorso, ma soprattutto nessuno sa quando potrà riaprire. 

"L’assessore allo Sport Galli, a dicembre, aveva ipotizzato di risolvere il problema a breve - spiegano Stefano Fanetti e Patrizia Lissi del Pd - Diceva che prima della pausa natalizia avrebbero voluto chiudere la convenzione e magari riuscire a riaprire l’impianto agli sportivi per l’inizio dell’anno nuovo. Risultato? Non si è mosso nulla, quindi, con l’anno nuovo, siamo punto e a capo".

A Roma, alla Federazione Italiana Nuoto, hanno ricevuto la proposta di convenzione di Palazzo Cernezzi, ma la tanto agognata firma non è arrivata e, a quanto sembra, quella è solo uno dei tasselli per risolvere il problema. "La questione di fondo è che la Giunta non fa pianificazione e non fa manutenzione. Ma in generale è proprio vero che si disinteressa degli impianti sportivi, visto che, chi più, chi meno, sono tutti in pessime condizioni. È ovvio che ora ci vuole tempo per risolvere il problema, ma l’amministrazione Landriscina doveva pensarci un anno fa, quando sapeva che la convenzione con la Fin scadeva a giugno 2019". Invece le cose sono andate per le lunghe e adesso tutto si è bloccato, come se non bastasse a febbraio cade anche la certificazione antisismica, senza la quale l’impianto è inutilizzabile per le manifestazioni pubbliche.

"È una vergogna - si sono lamentati tanti genitori che ieri sera hanno accompagnato i loro figli a protestare di fronte alle porte sbarrate dell’impianto - per consentire ai nostri ragazzi di poter praticare lo sport che amano, siamo costretti a metterci in auto all’alba per andare a fare sessioni di allenamento anche in provincia di Monza, a Varese e in Svizzera. Così non si può più andare avanti". Molti di loro infatti hanno abbandonato e anziché a nuoto e pallanuoto hanno iscritto i figli a calcio, basket e atletica. 

Per chi si ostina e resiste la strada è tutta in salita, gli allenamenti all’alba infatti sono solo una parte del problema: a breve inizieranno i campionati e in molti casi non si sa dove andare a disputare le gare. Non a Muggiò, dove, a parte una mano di bianco nella zona degli spalti e qualche cartello nuovo, non è ancora stato fatto praticamente nulla. Senza convenzione con la Fin non ci si può sedere di fronte alla commissione prefettizia di vigilanza e dare il via ai lavori sugli impianti che la piscina attende da vent’anni. Ma non è finita: tra le tante cose da fare c’è anche la nomina del nuovo gestore.

"Chiediamo di avere delle risposte certe almeno sui tempi - hanno chiesto i responsabili di Pallanuoto Como - In questi mesi abbiamo fatto i salti mortali per riuscire a offrire un’alternativa ai nostri atleti che hanno compiuto mille sacrifici: si sono allenati al freddo nuotando nella piscina all’aperto di viale Geno in pieno autunno, devono alzarsi nel cuore della notte per poter nuotare dalle 6 alle 7 del mattino in impianti che spesso sono fuori provincia o addirittura fuori dai confini nazionali, come capita con la piscina di Chiasso. Non possiamo continuare a chiedere sacrifici ai nostri tesserati senza poter dire loro quando potranno tornare a nuotare nella loro città". La verità è che nessuno può dirlo con certezza.